Jack Frusciante capitolo Due, con ritorno a Bergamo: intervista a Enrico Brizzi
Trent’anni fa lo scrittore bolognese vinse il Premio Bergamo e il suo romanzo divenne un cult. Ora è uscito il seguito
di Bruno Silini
Enrico Brizzi non è di Bergamo. È bolognese, ma la sua carriera di scrittore decolla con il primo posto nel Premio Bergamo del 1995 con il romanzo Jack Frusciante è uscito dal gruppo, diventato poi un cult. Adesso, dopo trent’anni, è uscito il seguito. Il titolo è Due.
Bergamo le ha portato bene.
«Ricordo con molto piacere quel pomeriggio, poi la serata e la nottata di festa, finita tra i bar di Città Alta. Con me c’era un gruppo di ragazzi bergamaschi appassionati del mio libro con i quali sono ancora in contatto».
Conosceva già Bergamo?
«Ero stato in visita con i miei genitori. Ho una famiglia molto grande: mia madre ha sei fratelli, mio padre sette. A Natale eravamo seduti a tavola in 55. Questo per dire che una parte di questi zii e cugini vive in Lombardia. Una nostra uscita classica era raggiungere a piedi il Culmine di San Pietro, il valico tra la Valsassina e la Val Taleggio. E poi sono venuto più volte allo stadio a vedere il Bologna contro l’Atalanta. Essendo un camminatore, adoro le zone sopra Schilpario: il passo del Vivione, i laghetti del Venerocolo e il passo del Gatto».
Un aspetto particolare di quella premiazione?
«Una cosa curiosa. Io ero molto giovane allora e quando annunciai a mia mamma che sarei stato premiato a Bergamo mi disse che le sarebbe piaciuto tantissimo venire con me. Ovviamente a vent’anni tu sogni di uscire con Claudia Schiffer, non con tua mamma. Però è stata una di quelle occasioni in cui prendi consapevolezza per la prima volta del “tanto” che i genitori fanno per un figlio. Quindi, anche se mi sembrava non così rock & roll presentarmi a una premiazione con la mamma, se a lei faceva piacere valeva la pena di farlo».
Due lo metterà in concorso a Bergamo?
«Questo non lo so ancora, sono decisioni che si prenderanno insieme alla casa editrice. Adesso è un po’ prematuro. Però con il mio editore (Harpen Collins, ndr) ho insistito per avere delle date di presentazione su Bergamo, perché è importante omaggiare il ricordo di quel riconoscimento di quasi trent’anni fa».
Perché aspettare tanto prima di pubblicare il seguito?
«Perché per 29 anni e mezzo non mi è mai venuto in mente. Poi a novembre dell’anno scorso è successa una cosa un po’ strana».
Quale?
«Ho letto quel libro per la prima volta come si legge un libro scritto da un’altra persona (...)