Suor Maria Letizia

La badessa del monastero di via Lunga: «Occorre il silenzio per ritrovare noi stessi»

Originaria di Nembro, è la madre della struttura delle Clarisse di Boccaleone. Guida 18 sorelle. Sveglia alle 5.40, poi preghiera e lavoro. «Cosa mi manca? Una bella gita in montagna»

La badessa del monastero di via Lunga: «Occorre il silenzio per ritrovare noi stessi»
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di Bruno Silini

Suor Maria Letizia, al secolo Giuliana Lazzaroni, 57 anni, originaria di Nembro, è la madre del monastero delle Clarisse di via Lunga, a Boccaleone. La fraternità è composta attualmente da 18 sorelle: la più giovane ha 40 anni, la più anziana 93. Sono quasi tutte italiane, la maggior parte bergamasche; una sorella è malese.

Qual è la vostra giornata tipo?

«La nostra giornata è scandita dalla preghiera personale e comunitaria; il ritmo lo dà la liturgia delle ore che consacra il tempo al Signore. Inizia alle 5.40 (la domenica alle 6.25) e si conclude alle 21, quando ci ritiriamo nelle nostre celle per il riposo. Ogni giorno alle 7.15 partecipiamo alla Santa Messa con i numerosi fedeli essendo la nostra chiesa sempre aperta».

Tanta preghiera, ma anche lavoro.

«Dalle 8.30 alle 12 e parte del pomeriggio lo dedichiamo al lavoro: la cucina, la cura delle sorelle anziane, la sacrestia, la portineria, la pulizia degli ambienti, il giardinaggio, la decorazione di ceri, la scrittura di icone e pergamene, i prodotti in cuoio, il ricamo, la cura delle api, la produzione di marmellate, biscotti, liquori, la preparazione di momenti di preghiera e incontri di riflessione, la cura della liturgia, l’ascolto di chi viene a chiedere preghiere o consigli».

Le sue sorelle le devono obbedienza?

«Nella Forma di Vita che Santa Chiara ci ha lasciato, la gestione del potere è circolare, non piramidale; quindi le sorelle promettono obbedienza alla madre, ma le scelte vengono fatte insieme. La madre, che rimane in carica tre anni, prima di prendere una decisione deve avere il consenso delle sorelle o almeno del discretorio, un consiglio ristretto di quattro sorelle votate dalla comunità, che mi aiuta nel servizio dell’animazione della fraternità».

Non uscite mai?

«Usciamo per motivi di salute, per la formazione, per votare e per fare commissioni; qualche volta anche a fare spese. Non torniamo a casa, se non in caso di necessità; negli ultimi tempi c’è un’interpretazione un po’ meno stringente rispetto al passato, quando le sorelle potevano tornare solo per assistere i genitori morenti; adesso è più difficile rispettare questa norma, perché è cambiato il contesto sociale e familiare e spesso le sorelle sono figlie uniche o con un solo fratello o sorella; pure se i genitori sono impossibilitati a venire in monastero per la visita, sono le sorelle che vanno a casa, anche se solo per una giornata o per poco».

È capitato che la mamma malata di una sua sorella venisse assistita in monastero?

«Sì, un caso c’è stato. Abbiamo chiesto il consenso del Vescovo e l’autorizzazione della Santa Sede».

Non chiamate mai per farvi portare una pizza?

«La pizza di solito la prepariamo noi. Però capita, a volte, che ce la regalino».

Utilizzate WhatsApp?

«Abbiamo quattro cellulari, però solo due con WhatsApp (...)

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Commenti
gus

Con la chiusura delle vecchia via Lunga il silenzio dovrebbe tornare nel monastero, sempre che nella zona non vogliano trasferire il luna park o il circo. Saranno sconsiderati sino a quel punto?

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