La battaglia di Cesare Bocci

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Sta girando in Sicilia le due prossime puntate della fortunata serie Montalbano, ma Cesare Bocci, il vice commissario Mimì Augello, non demorde dal condurre la sua battaglia sociale che lo vede particolarmente coinvolto a causa della disabilità della moglie Daniela. Circa un mese fa l'attore marchigiano scrive una lettera al sindaco di Roma in cui esprime tutto il suo disappunto: «Egregio Sindaco Marino, mia moglie ha ricevuto una multa per il transito in una zona a traffico limitato, quella tra Via dei Fori Imperiali e il Colosseo, una delle zone di Roma più visitate dai turisti. Anche dai disabili, però, e mia moglie è disabile...».

Insomma, in una delle zone pulsanti ed emblematiche della Capitale, in cui è paradossalmente consentito il traffico a mezzi pubblici altamente inquinanti, viene interdetto il transito ai veicoli che trasportato disabili, pena una pesante multa. La risposta arriva piuttosto imbarazzata per voce dell'assessore alla mobilità Guido Improta e nel difendere l'indifendibile assume toni involontariamente esilaranti: «Provvedimento utile anche se iniquo: il problema è che si è fatto abuso di richiesta e rilascio dei pass per disabili da parte delle precedenti amministrazioni». Bocci decide di usare la piattaforma Facebook per pubblicare lo scambio epistolare che ne segue aprendo un dibattito che al momento ha appassionato già quindicimila persone, decise unitissime ad appoggiare la petizione "Perché il diritto alla mobilità sia garantito a tutti senza distinzioni e la Capitale possa dare il buon esempio" lanciato da Change.org.

Bocci, ci spieghi meglio tutta la faccenda...

«Semplice: da un lato una persona disabile non può entrare in quell'area del centro storico senza essere multata, dall'altro per giustificare una simile restrizione si dice che sono stati rilasciati troppi permessi. In realtà mentre il diritto al libero transito di un mezzo attrezzato è sancito da precise regolamenti europei non si capisce perché non si possa cambiare la norma, intoccabile secondo l'amministrazione capitolina, che estende il contrassegno a tre targhe.  Basterebbe ridurne il numero: a Bologna e Firenze si ha diritto a due permessi e a Milano soltanto a uno. Siccome sospettano possibili abusi, penalizzano tutti: questo è assurdo».

Una battaglia importante la sua. Quanto conta esserne interessati in prima persona?

«Senza il personale coinvolgimento forse semplicemente non me ne sarei mai accorto: come capita a tanti disabili che neppure sanno di essere in contravvenzione trovandosi da quelle parti. Il problema è che i vigili sanno benissimo che stanno elevando multe non valide e facilmente contestabili, che comportano ulteriori disagi a chi si deve poi occupare dell'annullamento, ma lo fanno ugualmente in nome di una norma cervellotica. Questo è un pessimo esempio che viene proprio dalla Capitale che invece dovrebbe essere modello ispirativo nel mondo civile per questioni così delicate».

Le persone che le si sono avvicinate sono tantissime, quanto può aver contato la sua notorietà?

«Proprio per il fatto di essere un personaggio pubblico ho sentito di occuparmi di questo diritto violato con tutto l'impegno del dovere morale verso me stesso e dei più deboli. Le adesioni su Facebbok sono ormai numerosissime e i casi come quello da me sollevato non si contano. Ho stabilito ad esempio un solido contatto con Jacopo Melio, un ragazzo fiorentino che tratta la sua disabilità su 'Vorrei prendere il treno' con tanta ironia, simpatia e forza di carattere. Mentre un'altra è 'Oltre l'Ostacolo' di Ragusa, finalizzata all'abbattimento delle barriere architettoniche senza fare spendere un soldo alla  pubblica amministrazione: si autofinanzia vendendo tappi di plastica e cassette della frutta».

E Daniela, sua moglie, come la prende?

«Benissimo ed è mia entusiasta sostenitrice, perché è una battaglia che abbiamo deciso di condurre assieme con ogni sforzo possibile pur di arrivare alla vittoria».

Una curiosità: cosa c'entra Mimì Augello in tutto questo?

«Niente perché io sono Cesare Bocci. Però so che Montalbano rappresenta per molte persone la realizzazione di una giustizia che spesso nella realtà viene a mancare. Per questo è una fiction trasversale: piace ai normodotati ma tanto anche ai disabili».

 

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