La posta degli amori sfigati I frutti più invitanti son quelli lontani

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Cara Alba,
Mi chiedevo quando sarebbe arrivato questo momento. Anzi, forse pensavo non sarebbe mai arrivato. Perché, nonostante gli anni passino anche per me, fortunatamente Madre Natura, o chi per essa, mi ha dotato di un fisico (e di uno spirito) giovanile. E invece eccomi arrivato a quasi 40 anni e a sentirmi, per la prima volta, vecchio. Colpa di Manuela, lei sì giovane e bella. Bellissima. Mi ha fatto completamente perdere la testa, non ho altro modo di spiegarlo. Peccato abbia 22 anni e viva in un mondo lontanissimo dal mio, che non solo fatico a capire, ma dal quale mi sento estraneo. Non ho mai avuto problemi ad approcciarmi alle donne, ma con lei... Niente, un muro. E non eretto da lei, ma da me stesso, dalla mia psiche e dalla mia anagrafe. È vero, diciotto anni di differenza non sono pochi, ma davvero sono qualcosa di così insormontabile?
Stefano

Caro Stefano,
Più che questi diciotto anni, che obiettivamente pesano non poco sulla situazione, ciò che rappresenta un muro insormontabile è proprio la parola «giovanile». Quarant’anni non sono poi tanti, può esserci ancora molto da fare e da vivere. Vi vedo ancora in giro in palestra che vi monitorate la massa grassa, vi bevete uno spritz il venerdì sera e quando vi allontanate con gli auricolari state chiacchierando con la sventurata di turno alla quale avete raccontato che siete in una sessione di Netflix. Ma tanto dovrebbe essere già stato fatto e alcune piccole lezioni bisognerebbe averle imparate. Come, ad esempio, che l’amore è bello, ma che arrivare tranquilli a sera è un’altra storia; che certi frutti sono invitanti perché cresciuti sul ramo lontano, ma una volta colti sono uguali a tutti gli altri; che il verme lo vede subito quali sono le mele più dolci. Che, alla fine, a che ora si va a dormire e quale stile di vita si conduce è più importante di qualsiasi farfalla nello stomaco. Hai perso la testa, dici. Niente di più reversibile, a differenza dei tuoi quarant’anni.

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