La posta degli amori sfigati Come uscire dalla trappola gelosia
Cara Alba,
sono a letto, da sola. Come capita spesso, ma ci sono abituata. Ciò a cui non mi abituerò mai, invece, è sentire questa tenaglia che mi stringe le meningi e mi aumenta il ritmo del respiro e il battito del cuore. Posso abituarmi a un letto grande mezzo vuoto e sempre freddo, non al non sapere dove lui sia. O meglio, con chi sia. Perché so benissimo che è a Pechino, stasera. Domani Singapore. Ma con chi? Mi chiama sempre prima di dormire, fuso permettendo. E lo vedo a letto, da solo, assonnato ma sorridente, stanco ma sempre disposto ad ascoltarmi. Ma chi mi dice che, chiusa la chiamata, non salti fuori da sotto al letto una hostess del cazzo pronta a tutto? La cosa assurda è che prima dell'arrivo di Caterina, nostra figlia, non mi ero mai fatta di questi problemi. Mi fidavo ciecamente di lui. Ora, invece... Istinto protettivo, forse. Verso di me, ma soprattutto verso di lei. Anzi, solo verso di lei. Perché, a dire il vero, io mi sto autodistruggendo con questa gelosia. Ci sono momenti che mi sembra di impazzire. Mi basta un suo ritardo, un suo messaggio meno chiaro e più sbrigativo del solito, per farmi dei film che manco Ozpetek. Eppure lui sopporta, sorride con quel sorriso che mi ha fatto innamorare, e cancella tutto. Prima di partire un'altra volta. È il suo lavoro, era il suo sogno. È il mio incubo. Mi sveglierò mai e capirò che non è niente? Con paura,
Matilde
Cara Matilde,
gelosia: argomento gettonatissimo nel pop italiano e nella letteratura mondiale. Dunque: ci sei tu, una Penelope dei nostri giorni che non teme la guerra ma la trasferta. Una scorribanda patinata fra ascensori di hotel, pranzi di lavoro, colazioni a letto, fughe mattutine, il proibito, l’ora d’aria. Così è come pare a quelli che stanno a casa. Ai girovaghi, invece, spesso sembra uno sballottamento su un piede solo, un’accelerazione della vita. Probabilmente no, non c’è nessuna hostess. È la tua mente a rendere più bello e invidiabile tuo marito. D’altra parte, senza gelosia non ama nessuno. Dice Barthes nel suo Discorso Amoroso: «Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero d’esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri». Si ama così, quando si è fragili e lontani. Ma c’è una controindicazione: i gelosi sono sempre i primi a perdonare, presi come sono dalla paura di esagerare e di essere abbandonati. Ti consiglio di provare a uscire da questa trappola, in cui sei entrata insieme a tutti gli altri innamorati non trasfertisti del mondo: se ci pensi bene, tu puoi temere una hostess (molto probabilmente inesistente), allo stesso modo lui potrebbe temere l’idraulico.
Alba