La sua vita spesa contro il nucleare

Storia dell'ingegnere giapponese che sopravvisse alle due atomiche

Storia dell'ingegnere giapponese che sopravvisse alle due atomiche
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Si chiamava Tsutomu Yamaguchi ed è morto all’età di 93 anni per un cancro allo stomaco nel 2010. Fin qui tutto normale, anzi più del normale se si considera l’età in cui questo signore è morto. Ma a rendere ancora più speciale la sua storia è che quest’uomo è sopravvissuto a due bombe atomiche. Il 6 agosto 1945, infatti, si trovava per lavoro a Hiroshima e dopo essere stato ferito gravemente da “little boy” (il nome in codice della bomba atomica che colpì la città nipponica) decise di tornare a casa, a Nagasaki. E pure qui, tre giorni dopo, riuscì a uscire quasi indenne dalla furia di “fat man”, il secondo ordigno atomico americano che sconvolse il Giappone. Da allora il signor Tsutomu Yamaguchi ha speso la sua vita per far conoscere la propria storia, scrivendo libri, componendo canzoni, rilasciando interviste, tenendo conferenze e realizzando un documentario del 2006, "Nijyuu Hibaku" (doppia irradiazione), fin quando, appunto, non è sopraggiunta la morte naturale cinque anni fa. Per 64 anni è stato l'unico superstite a cui sia stato ufficialmente riconosciuto lo status di vittima di entrambi i bombardamenti nucleari, “hibakusha nijyuu” lo chiamava il governo giapponese, «persona due volte bombardata».

 

 

Ingegnere in trasferta. All’epoca Yamaguchi aveva 29 anni e di professione faceva l’ingegnere per la Mitsubishi Heavy Industries, che negli anni della guerra era la principale azienda di industria pesante del Paese. In particolare, lui e i suoi colleghi avevano passato i tre mesi precedenti nella città di Hiroshima, per progettare una nuova petroliera. Il lavoro era praticamente finito e quel 6 agosto doveva essere il suo ultimo giorno in città prima di tornare a Nagasaki da sua moglie Hisako e da suo figlio neonato, Katsutoshi.

L’esplosione. Il cantiere era a meno di due miglia da Ground Zero, e alle 8.15 Tsutomu stava facendo l’ultimo sopralluogo. Sentì un aereo ronzare sopra la sua testa, alzò lo sguardo e vide che dal B-29 americano, l’Enola Gay, venne sganciato un oggetto con attaccato un paracadute. Immediato il fascio di luce accecante, a cui seguì il boato. Lo spostamento d'aria provocato dalla detonazione lo sbalzò a terra, in un campo di patate lì vicino, mentre la terra inghiottì il collega che era con lui. L’epicentro, a 580 metri di altezza sopra il centro di Hiroshima, era a meno di due miglia da lui.

 

 

Il risveglio e la fuga. Quando riaprì gli occhi, tutto era buio, e non riusciva a vedere molto. Il suo volto e gli avambracci riportavano gravi ustioni ed entrambi i timpani erano perforati. Senza aver capito davvero di cosa si fosse trattato, Tsutomu si alzò, iniziò a vagare per il cantiere e ritrovò due colleghi, anche loro miracolosamente sopravvissuti. Insieme trovarono riparo in un rifugio antiaereo, che abbandonarono la mattina seguente per raggiungere la stazione. Volevano tornare a casa. Nel loro viaggio verso la stazione incontrarono incendi ancora vivi, edifici distrutti, ponti divelti, cadaveri carbonizzati e fusi lungo le strade. Sul treno con loro molti sopravvissuti, anch’essi gravemente ustionati.

La terribile scoperta. Solo dopo che Yamaguchi era partito per Nagasaki scoprì, insieme a tutto il resto del mondo, che a Hiroshima era stata sganciata la prima bomba atomica della storia. Erano passate sedici ore dall’esplosione quando il presidente americano Harry Truman tenne il discorso in cui rivelava la vera natura del bombardamento. Ottantamila persone morte sul colpo. Ma non era finita lì. Una volta arrivato a Nagasaki, il 9 agosto Yamaguchi decise di tornare al lavoro, nonostante le sue profonde ferite. I suoi superiori faticavano a credere alle sue parole mentre stava raccontando cosa era accaduto tre giorni prima a Hiroshima, quando all’improvviso anche sopra le loro teste la scena si ripeté. Nagasaki venne colpita da un bagliore e da un frastuono assordante. Erano da poco passate le 11. Tutto andò in frantumi. Per la seconda volta in tre giorni Tsutomu Yamaguchi si trovava a meno di due miglia da Ground Zero. Sfidò la devastazione e si precipitò a casa, vide che per metà era stata distrutta, ma la moglie e il figlio miracolosamente erano salvi.

 

 

Attivista antinucleare. Gli effetti della duplice dose di radiazioni non tardarono a farsi sentire su Yamaguchi: vomito, febbre, cancrena agli arti, caduta di capelli. Eppure l'uomo ha potuto poi condurre una vita quasi normale e da allora ha iniziato a combattere la sua crociata contro il nucleare. Negli anni si è più volte prodigato presso l'assemblea generale delle Nazioni Unite affinché le armi nucleari fossero bandite.

La questione del doppio status di sopravvissuto. Dicevamo che Yamaguchi è l’unico ad essere stato riconosciuto come “hibakusha niyuu”, sopravvissuto due volte all'atomica. Il che significa aver avuto diritto a un risarcimento sotto forma di vitalizio mensile, analisi e cure gratuite, oltre alla copertura delle spese per il funerale. A richiedere il riconoscimento di questo status sono circa in 250mila, ma lo Stato giapponese latita, perché riconoscerli tutti sarebbe troppo dispendioso. E così, Tokyo aspetta che i sopravvissuti facciano causa al governo, confidando che il numero di quelli che riusciranno nell'impresa sarà sempre inferiore rispetto a quello degli aventi teoricamente diritto. Addirittura, molti coreani, cinesi e filippini che si trovavano a Hiroshima e a Nagasaki durante i bombardamenti e che hanno lasciato il Giappone subito dopo la guerra non hanno mai avuto il diritto ai risarcimenti, «perchè residenti all'estero». Lo stesso Yamaguchi si è visto riconoscere il suo “doppio status” solo sei mesi prima di morire. Prima era riconosciuto solo come sopravvissuto a Nagasaki. La nota che attestava la sua presenza anche a Hiroshima il 6 agosto 1945 era stata cancellata nel 1960 perché «complicava l'iter burocratico relativo al suo caso e non gli avrebbe comunque garantito un doppio risarcimento».

 

 

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