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Il caso

La storia di Zakaria, che vorrebbe un computer, un sollevatore e vedere il Papa

Ha 31 anni, vive a Boccaleone e non può muovere braccia e gambe. Parla a fatica (e dice che è una gran fortuna). La mamma chiede aiuto

La storia di Zakaria, che vorrebbe un computer, un sollevatore e vedere il Papa
Persone Bergamo, 11 Marzo 2023 ore 09:20

di Angela Clerici

Zakaria non può muovere le braccia, né le gambe, è costretto a stare in una carrozzina e anche parlare è una fatica. Ma ce la fa. Riesce a parlare, a sentire, a vedere. Lui dice che è una grande fortuna. Zakaria ha trentuno anni, ha frequentato anche le superiori, ma poi è rimasto a casa perché il mondo del lavoro gli è precluso.

La famiglia Sadouk El Marhfoul abita a Boccaleone, in via Gasparini, in un condominio del Comune fino a pochi mesi fa gestito dall’Aler. Un appartamento piccolo, un soggiorno minimo, cucinino, bagno, due stanze da letto, pure piccole.

In famiglia sono in cinque, papà e mamma e tre figli: Zakaria, Iman e Chakir. Il primo è Zakaria. Iman ha 28 anni, è laureata in economia e commercio, cerca lavoro. Chakir è più piccolo, fa elettronica.

Zakaria

Dice la mamma, Fatima: «Mio marito è arrivato a Bergamo nel 1986, si è trovato bene, allora io l’ho raggiunto nel 1990 e l’anno dopo è arrivato Zakaria. Il parto non è andato bene, il bambino ha avuto dei danni originati da un’asfissia, non è arrivato l’ossigeno al cervello e tutto l’apparato motorio ne ha risentito tanto. Lui adesso è sempre a casa, per metterlo a letto abbiamo un sollevatore perché per noi che abbiamo sessant’anni non è facile sollevarlo».

«Abbiamo una vecchia auto con un sollevatore malandato e riusciamo a portar in giro Zakaria anche solo quando deve fare delle visite - continua la mamma - ma adesso sia la macchina che il sollevatore fanno molta fatica, come noi. Dobbiamo cambiarli, ma non abbiamo le risorse, mio marito lavora quattro ore al giorno, io devo stare qui sempre».

«Io sono infermiera professionale, per fortuna, questo mi ha aiutato con Zakaria. Tiriamo avanti in qualche modo, paghiamo regolarmente l’affitto. Io ascolto la radio, guardo i volantini, appena c’è la notizia di un’offerta andiamo là a fare la spesa. Per forza, se no come potremmo fare? L’affitto sono quasi quattrocento euro al mese».

Fatima chiama Iman, le dice di preparare il caffè. Zakaria parla in maniera non semplice da decifrare, dice che sta in casa tutto il giorno, che gli piacerebbe lavorare fare qualcosa, ma che non ha avuto opportunità. E allora il suo passatempo è ascoltare la musica. O vedere la televisione. Avrebbe bisogno di un computer che non si utilizzi con le mani, un po’ come era per il grande scienziato Stephen Hawking nella parte finale della sua malattia. Ma la famiglia non può permetterselo.

Il giovane segue il calcio, come tutti i ragazzi. È un tifoso dell’Atalanta, cita i nomi dei giocatori, un suo sogno sarebbe andare a Zingonia a vedere un allenamento, vorrebbe stringere la mano a mister Gasperini. Ma soprattutto da anni Zakaria accarezza un altro sogno. Dice: «Vorrei incontrare Papa Francesco, lui è una persona speciale, me ne sono accorto subito, le prime volte che lo vedevo, subito mi è venuto il desiderio di conoscerlo e gli ho anche scritto qualche anno fa, ma non siamo riusciti ad andare al Vaticano. Io spero che possa succedere perché vorrei davvero vederlo, toccare le sue mani».

La famiglia è musulmana, ma l’ammirazione per il pontefice è grandissima. Dice la mamma: «Ci sono tante cose che Zakaria vorrebbe fare, ma per noi è tutto difficile. I sollevatori sono ora la cosa più importante perché io ho la schiena rovinata e anche mio marito. Io ho due ernie cervicali, gli sforzi per tirare su e giù mio figlio non sono stati senza conseguenze, mio marito non è messo molto meglio. Anche la pulizia di ogni giorno, lavarlo a terra non è semplice. Ci hanno regalato una grande barella che serve per questo, ma non abbiamo lo spazio in queste stanze, sono troppo piccole. C’è un appartamento simile al nostro, ma più grande, al secondo piano, lo abbiamo chiesto, ma per ora non sappiamo nulla. Questa casa è piccola, il soggiorno vede anche lei com’è... abbiamo solo due camerette per dormire, ma le esigenze di Zakaria sono importanti...».

Il giovane parla, spiega che per qualche tempo è andato al Cdd, Centro diurno disabili, in via Presolana, ma che poi ha smesso perché le sue esigenze erano diverse, non riusciva a trovarsi bene. Ripete che gli piacerebbe fare un lavoro, avere un computer adatto a lui. È possibile aiutare Zakaria chiamando la mamma al 3208736371.

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