Aveva 55 anni

L'addio a Chiara Calleri, vicedirettrice di Abf e «professoressa meravigliosa»

Tanti i messaggi di cordoglio, anche dei suoi ex alunni, che la ricordano così: «Mi ha inseminato molte cose che porto tuttora nel cuore»

L'addio a Chiara Calleri, vicedirettrice di Abf e «professoressa meravigliosa»
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In tanti si sono riuniti al Tempio Votivo della Pace, nel quartiere di Santa Lucia a Bergamo, nel pomeriggio di oggi, lunedì 28 agosto, per dare l'ultimo saluto a Chiara Calleri.

La donna, scomparsa nel giorno di Sant'Alessandro all'età di 55 anni, era molto conosciuta e stimata nel suo ruolo di vicedirettrice all'Abf, Azienda bergamasca formazione di Bergamo, nonché referente per il settore Horeca (strutture ricettive, bar e ristoranti), un ruolo che le consentiva di seguire in prima persona anche gli stage dei ragazzi.

Il ricordo: «Una professoressa meravigliosa»

«Grazie per l'esempio che sei stata per chi ti ha conosciuta», è il saluto di Abf, che sulla propria pagina Facebook ricorda con commozione «la prof Chiara Calleri, che per anni ha svolto con dedizione, competenza e profondo impegno il suo ruolo di docente presso Azienda Bergamasca Formazione.

Di lei conserveremo gelosamente nel cuore il sorriso, la professionalità e disponibilità, generosità e simpatia». Al post si accodano i commenti, tra i quali molti dei ragazzi e delle ragazze dell'istituto: «Questa meravigliosa professoressa mi ha accompagnata nel mio cammino scolastico sia nei momenti brutti che belli. Mi ha insegnato molte cose che porto tuttora nel cuore», o ancora «È stata una grande professoressa sempre gentile e disponibile aveva sempre un sorriso per tutti. Una grande perdita per la scuola».

Il marito: «Era molto legata ai ragazzi»

La donna lascia le due figlie, Martina e Lodovica e il marito Michele Taddei. Quest'ultimo ha affidato a L'Eco di Bergamo il proprio ricordo: «L'amore per l'insegnamento faceva parte della nostra coppia. Chiara era molto legata ai ragazzi di Abf, spesso in difficoltà a causa di situazioni complesse. Basti pensare che quando uscivamo, capitava spesso che mi portasse in bar o ristoranti che accoglievano i suoi studenti, in modo da controllare che venissero trattati bene e che tutto andasse per il meglio».

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