Indagini e testimonianze

Chi è l'attentatore di Manchester (raccontato dalla stampa inglese)

Chi è l'attentatore di Manchester (raccontato dalla stampa inglese)
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«Era partito per la Libia tre settimane fa ed era tornato di recente, da qualche giorno»: è quanto ha rivelato al quotidiano Times un amico di Salman Abedi, il 23enne attentatore suicida che Manchester si è fatto esplodere alla fine di un concerto, provocando una strage di 22 morti e 59 feriti, soprattutto giovanissimi. In Libia ci andava e tornava spesso perché la sua famiglia era originaria di Tripoli; anzi, secondo alcune fonti non confermate, padre madre e due figli maggiori sarebbero tornati nel Paese natale.

 

 

I genitori, fuggiti dalla Libia. La coppia era scappata alla fine degli anni Ottanta, in quanto oppositori di Gheddafi. Erano arrivati a Londra e si erano poi trasferiti a Fallowfield, nel sud di Manchester, per unirsi a una grande comunità di libici esuli che ancor oggi costituiscono una buona fetta dei 300mila musulmani insediato nella città inglese e nei suoi dintorni. La madre, Samia Tabbal, ha 50 anni; il padre, Ramadn Abedi, faceva la guardia giurata. La coppia ha avuto quattro figli. Salman è il terzo ed è nato in terra inglese. Dopo di lui è arrivata una ragazza, Jomana, 18 anni, che ha frequentato il liceo di Whalley Range, prima di lavorare nella moschea di Didsbury, sempre a Manchester. Su uno dei due suoi profili Facebook inneggia ad Allah e incita a portare il velo, anche se in alcune immagini non si preoccupa di apparire con abiti firmati; ma è lei o non è lei? La foto che accompagna il profilo si è scoperto ad esempio che non è la sua.

La rete attorno a lui. Autorità giudiziaria e stampa inglese sono naturalmente a caccia di elementi per capire quale fosse la rete a cui Abedi ha fatto riferimento per organizzare un attentato con un ordigno brutale ma comunque molto sofisticato. Nello stesso quadrante della città dove abitava l’attentatore la polizia ha arrestato un altro giovane di 23 anni sospettato di essere collegato all'attentato. Secondo il quotidiano Mirror il giovane "sorrideva" mentre la polizia lo portava via in manette.

 

 

L'università e i vicini. Quanto a Salman Abedi, si sa che era iscritto all’università Salford di Manchester. Lo ha confermato sul suo sito lo stesso ateneo, offrendo immediata collaborazione agli inquirenti. Ma molto di più su di lui non si sa. I cronisti che si sono precipitati nel quartiere di Fallowfield per intercettare qualche testimonianza dagli abitanti hanno raccolto ricordi molto frammentari. Alcuni vicini hanno raccontato al Daily Mail che Salman si faceva notare perché spesso recitava le preghiere ad alta voce in strada. All’inviato del Corriere della Sera i vicini lo dipingono così: «Un tipo strano Salman Abedi. Abbastanza solitario, poco visibile, tranne negli ultimi tempi che era più spesso con amici e rientrava tardi la sera». Lo stesso inviato è venuto sapere che in una villetta abitavano dei cugini di Salman. Dopo aver bussato si è sentito rispondere che quella casa era abitata da afgani e non da libici. Poi la porta viene chiusa con rabbia.

 

 

La testimonianza dell'imam. La testimonianza più interessante è quella raccolta dal quotidiano Guardian. È quella di Mohammed Saeed, imam della moschea di Didsbury frequentata da Salman. Ricorda di come avesse una bellissima voce, ma che negli ultimi anni si fosse radicalizzato, probabilmente a Tripoli. Mohammed Saeed ricorda anche un episodio del 2015, quando aveva fatto un sermone davanti a 2mila persone condannando l’Isis e il terrorismo. «Salman mi mostrò una faccia piena d’odio quando finii di parlare». Sappiamo ora cosa stava covando nella sua testa...

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