Le lettere di Papa Roncalli, scritte in bergamasco per aggirare le spie sovietiche
È quanto emerge da un carteggio reso noto nell’ultimo numero della rivista “Amici del Santo Papa Giovanni”
Papa Roncalli usava il dialetto bergamasco per aggirare le spie che lo inseguivano ovunque durante il periodo passato in Bulgaria. È quanto emerge da un carteggio reso noto nell’ultimo numero della rivista “Amici del Santo Papa Giovanni”.
Nella rivista, oltre a una testimonianza postuma del cardinale Loris Capovilla su Fra Tommaso da Olera, al quale Giovanni XXIII era molto devoto, è presente anche un calendario con dodici tavole realizzate dal Walter Molino.
Sono un omaggio all’illustratore che negli Anni Sessanta divenne noto per un meraviglioso disegno sulla Domenica del Corriere che ritraeva Papa Giovanni e John Kennedy, visti di spalle, mentre camminavano lungo un campo arato lasciando cadere tra i solchi semi di speranza.
Oltre alle tavole, in gran parte inedite, che corredano il calendario distribuito dall'Associazione Amici di Papa Giovanni XXIII di Bergamo, nella rivista spuntano anche le lettere scritte in dialetto. Missive con il quale il futuro pontefice contava di oltrepassare il rigido controllo dei servizi segreti del blocco comunista, in un periodo in cui la Guerra Fredda e gli equilibri fra Est e Ovest erano sempre sul filo del rasoio.
Non sono le prime, in realtà. Nella monumentale produzione epistolare di Roncalli, ci sono anche una quarantina di lettere, sempre in bergamasco, scritte a don Giacomo Testa, consigliere e uditore di nunziatura a Sofia, Istanbul, Parigi. Missive risalenti al periodo fra il 1939 e il 1956. Ovvero quando monsignor Roncalli era diventato delegato apostolico in Turchia e Grecia.