Lo scultore che narra la vita. Remo Ponti, attivissimo 81enne, ha raggiunto in questi giorni un grande traguardo. Dal settembre 2013 si è inventato una mostra permanente a cielo aperto, in continua evoluzione, sulla via che porta a Piazzo. Ha trasformato una piccola strada, ai piedi del monte Cereto, in luogo d’incontro e di emozioni dove l’autore, costantemente all’opera, incontra i passanti, spiega il suo lavoro e il significato delle pietre scolpite. Da oltre un anno l’amministrazione comunale di Albino ha inoltre ribattezzato ufficialmente questo angolo di stupore “Via delle pietre”, e da qualche giorno Remo ha ultimato il millesimo tassello di questa grande opera, che è dono gratuito non solo alla comunità di Albino ma a tutti. Lo abbiamo incontrato lunedì 23 dicembre, lungo la strada che porta al muro delle meraviglie, come suo solito ci ha accolti con un sorriso e tante storie da raccontare.
Ci racconti un po’ di lei.
«Sono nato il 18 maggio 1938, ho 81 anni e mezzo, sono originario di Cavernago anche se da tanti anni vivo ad Albino e mi sento albinese».
Come è nata questa passione per la scultura?
«L’ho sempre avuta, anche grazie ai miei genitori, il papà in particolare; avevamo un’officina di fabbri-meccanici. Mio nonno di Ghisalba era falegname e fabbro che quando faceva le ruote dei carretti mi invitava ad aiutarlo dicendomi: “Dai, ciàpa ol scarpèl”».
E la pietra è arrivata con la pensione?
«Anche prima, da quando avevo trent’anni. Sculture che realizzavo sulle ginocchia ma poi anche in vari luoghi: a Campo Tures, a Cattolica, ad Alassio sugli scogli dietro il paese, ci andavo e scolpivo. Ma scolpisco un po’ su tutti i materiali: ferro, legno, pietra…».
E la via delle pietre?
«Ho iniziato sei anni fa. Agli inizi non scolpivo il muro, ma pietre, grandi e piccole, lavorandole sulle ginocchia. Un giorno, quando avevo da poco ultimato le cinque grandi pietre poste ai margini della strada, alcuni passanti mi dissero: “Guarda che te le porto via”… io risposi: “Pòta, toi so…” (ride, ndr). Una volta finito quelle provai con il muro, e ci sto ancora lavorando».
E la millesima pietra quando l’ha ultimata?
«Da pochi giorni, settimana scorsa. Ma sono già di più. Comunque non do importanza a questo: ognuno può coglierci ciò che vuole, e mi fa piacere».
Chi viene a visitare il muro?
«Vengono da ogni parte, anche dall’estero: gente comune e studiosi, appositamente e casualmente, e poi le scolaresche. Mi piace incontrare i giovani».
Visite particolari?
«Ricordo quella di uno studioso messicano, era in Italia per esaminare uno scheletro di dinosauro trovato sul Monte Bianco. Era venuto a conoscenza del mio lavoro e una signora di Nembro l’aveva accompagnato da me; dopo alcuni giorni, da solo, mi rifece visita e si fermò per più di un’ora. L’ultimo straniero è stato, tre mesi fa, un teologo austriaco con…