Che cosa è la Leopolda
Partiamo dalla risposta: la Leopolda altro non è che un’ex stazione di Firenze, inaugurata il 12 giugno del 1848. Già nel 1860, però, la concorrenza della stazione più centrale di Santa Maria Novella aveva messo in ginocchio la Leopolda, che fu così chiusa. Da allora si susseguirono una serie di eventi e attività al suo interno: sede dell’Esposizione Nazionale nel 1861; centro della Direzione generale delle gabelle e della dogana dal 1865 al 1871; officina per la manutenzione dei treni nel 1905; centro di produzione di proiettili durante la Prima Guerra Mondiale; officina di riparazioni nel secondo conflitto mondiale; infine, deposito ferroviario fino al 1993. Uno spreco, però, per una struttura così bella. Così, dopo lunghe riflessioni, nacque la Leopolda come la conosciamo oggi, ovvero spazio polivalente adibito a eventi diversi, dalla musica alla moda, dalle fiere mercato alla discoteca, gestito dalla società Stazione Leopolda s.r.l., di proprietà di Pitti Immagine. Ma il suo vero successo è tutto merito di Matteo Renzi.
L’inizio della scalata. Era l’estate del 2010 quando, sul panorama politico italiano, si abbatté l’uragano Matteo Renzi: il sindaco di Firenze, esponente del Partito Democratico, in un’intervista dichiarò: «I vertici del Pd devono essere tutti rottamati, e senza incentivi». Nacque il rottamatore, il politico del domani, del cambio di passo per un’Italia in ginocchio. E le attese furono rispettate quando, pochi mesi dopo (a novembre), inaugurò alla Leopolda il convegno “Prossima fermata Italia”. Fu allora che iniziò la sua scalata, oggi giunta a Palazzo Chigi, nella politica italiana e la Leopolda diventò il simbolo della sua battaglia per il rinnovamento. Un allestimento scarno, composto da una panchina da cui i protagonisti del convegno si alzavano a parlare, simbolo di una generazione stanca di attendere un cambiamento che non arriva mai, come un treno in perenne ritardo. Tanta passione e poco show. Al suo fianco un poco conosciuto Pippo Civati, allora rappresentante dell’ala più di sinistra del Pd e oggi uno dei più agguerriti avversari del premier. “Prossima fermata Italia”, nonostante la poca mediaticità, fu un successo: Renzi era il nuovo che avanzava sulle ali dell’entusiasmo delle nuove generazioni.
Il più grande spettacolo dopo il Big Bang. Se nel 2010 Renzi ha fatto sconoscere all’Italia chi è, è nel 2011 che diventa realmente un protagonista della politica nazionale. E, con lui, c’è sempre la Leopolda: in ottobre, all’ex stazione, venne presentato il convegno “Big Bang”. Se “Prossima fermata Italia” era stato un evento di cuore e passione, “Big Bang” fu un perfetto show politico, finanziato da donazioni private e grandi aiuti di personalità di spicco dell’imprenditoria italiana. Renzi apparve più consapevole dei propri mezzi e, i rottamatori al suo fianco, furono più numerosi, con in prima linea Matteo Richetti, allora presidente del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna che aveva appena cancellato i vitalizi dei consiglieri. Ma sul palco sono tanti i volti noti che supportavano il “Big Bang” invocato da Renzi, a partire dagli scrittori Nesi e Baricco, il conduttore Pif, Ichino e l’economista Zingales. Il palco era allestito come fosse una grande casa, in cui in piccolo gruppo di eroi puntava ad abbattere la concezione di Pd di Bersani, allora segretario. L’obiettivo dichiarato era ottenere le primarie per la scelta del candidato premier del centrosinistra. Civati tornò alla Leopolda come gradito ospite, e, per la prima volta, gli elettori del Pd fecero la conoscenza di una giovane avvocato, preparata e di bell’aspetto: Maria Elena Boschi, che a soli 29 anni stupì la Leopolda. Il “Big Bang” ottenne i suoi frutti e sconquassò il Pd, che chiuse il 2011 diviso tra conservatori e riformisti.
Il passo in più. Nonostante Renzi fosse oramai riconosciuto come uno dei leader interno al Pd, il suo ruolo era ancora nullo, rimaneva solamente il sindaco di un’importante città che richiedeva un cambiamento. Il vero passo in avanti arrivò nel giugno 2012, quando, sempre alla amata Leopolda, Renzi organizzò “Viva l’Italia viva”, all’unanimità riconosciuta come la Leopolda più aggressiva. Matteo Renzi si candidò ufficialmente come avversario politico di Bersani nel Pd. Meno show rispetto all’anno precedente, ma un’organizzazione impeccabile, guidata dietro le quinte dall’ex produttore di Mediaset Giorgio Gori, oggi sindaco di Bergamo. È la prima Leopolda da campagna elettorale, quella della partenza del camper “Adesso”, che avrebbe girato l’Italia nei mesi successivi in vista delle primarie interne al Pd, ottenute da Renzi dopo il “Big Bang” del 2011. A vincerle, però, fu Bersani. Il sindaco di Firenze ammise la sconfitta e tornò, per qualche tempo, in ombra. Le elezioni del marzo 2013 furono, però, un disastro per il centrosinistra, tanto che al Governo ci andò Letta e non Bersani. Renzi capì che era giunto il momento di compiere un nuovo passo in più: prendersi il partito.
Nell’ottobre 2013 venne così organizzata la quarta Leopolda, “Diamo un nome al futuro”. In realtà risulterà essere l’edizione meno entusiasta e passionale, quella più blanda, anche perché tutti sapevano che il Pd, oramai, non aveva alcuna alternativa a Matteo Renzi, unico esponente in grado di raccogliere su di sé i consensi popolari. Protagonista di quella Leopolda fu, ancora una volta, Maria Elena Boschi, conduttrice insieme a Renzi del convegno. Intanto Bersani non era più il segretario, ed alle primarie per eleggere il nuovo capo del partito, il sindaco di Firenze, sfidato da Cuperlo, vinse a mani basse. Appena tre mesi dopo, nel marzo 2014, Renzi prese il posto di Letta a Palazzo Chigi, divenendo il nuovo premier. Dopo il Pd, anche Palazzo Chigi. E fu tutto merito della Leopolda.
La Leopolda di governo. Oggi che Matteo Renzi è primo ministro, oltre che segretario del Pd, non dimentica da dove è partita la sua scalata. E così, il 24-25-26 ottobre 2014, si terrà una nuova Leopolda, la prima con Renzi premier. Dopo esserne stata ospite e poi co-conduttrice, quest’anno Maria Elena Boschi, oggi ministro delle Riforme, sarà coordinatrice dell’evento. Un ruolo importante, l’ennesimo con cui Renzi dimostra la sua stima per la giovane avvocato. Come in ogni edizione passata, il logo del Pd non sarà presente alla Leopolda, nata come un convegno politico aperto tutti. Ma l’attesa è tantissima, soprattutto perché disegnerà una volta in più (se mai ce ne fosse bisogno) i due schieramenti interni al Partito Democratico. Ci sarà il ministro Dario Franceschini, ex uomo di Bersani e oggi molto vicino al premier; il ministro Andrea Orlando, anche lui ex sostenitore di Bersani; il ministro della Difesa Roberta Pinotti; l’immancabile Graziano Delrio, uomo di fiducia di Renzi e sottosegretario alla presidenza del Consiglio; il ministro del Lavoro Giuliano Poletti; il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone. Ci sarà anche il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, da sempre uno dei più convinti sostenitori della Leopolda e del premier Renzi.
Ma, come sempre in questi casi, a far rumore saranno soprattutto le assenze. Senza ombra di dubbio non ci sarà Pippo Civati, uno dei primi volti della Leopolda e oggi, invece, dichiarato avversario di Renzi. Assenti anche Cuperlo, Fassina, Epifani, D’Alema e Bersani. Tra i volti noti dell’imprenditoria italiana, mancherà Della Valle, ex sostenitore di Renzi e oggi invece tra i più critici, ma, a quanto pare, sarà assente anche Marchionne, nonostante sia uno dei sostenitori del premier. Hanno confermato la loro presenza il fondatore di Diesel, Renzo Rosso, lo stilista e imprenditore Brunello Cucinelli e Patrizio Bertelli, ad di Prada.
La vera sorpresa sarà, però, la presenza sul palco della Leopolda di Daniele Celosi, segretario fiorentino della Fiom, esponente di quei sindacati che, oramai da settimane, stanno combattendo una dura guerra mediatica con il premier Renzi e che proprio sabato 25 ottobre, in concomitanza con la Leopolda, saranno in piazza a Roma per la manifestazione indetta dalla Cgil. Celosi ha optato per la Leopolda, voglioso di confrontarsi democraticamente con le posizioni opposte alle sue. Una presenza che potrebbe rendere la nuova convention all'ex stazione un nuovo punto di partenza. L'ennesimo per Matteo Renzi.