La testimonianza

L'infermiere di Mozzo nell'inferno di Gaza: «Cento posti letto per mille feriti»

Filippo Gatti fa parte di un’equipe medica della Croce Rossa Internazionale che opera nelle strutture ospedaliere delle zone straziate

L'infermiere di Mozzo nell'inferno di Gaza: «Cento posti letto per mille feriti»
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di Dino Ubiali

Il mozzese Filippo Gatti, in queste ore, è impegnato in una delle aree più calde del pianeta: Gaza. Gatti è infatti infermiere della Croce Rossa Internazionale, con base Ginevra: con un master in Medicina tropicale e salute internazionale conseguito all'Università di Brescia, dal 2006 è impegnato in missioni nelle zone di guerra oppure in paesi poveri: dal Sud Sudan al Sudan, dalla Sierra Leone all'Afghanistan, fino al Messico.

Il suo compito è quello di coordinatore del “Rapid Deployment Team” e fa parte di una squadra composta da un chirurgo plastico, uno ortopedico, un anestesista, un infermiere di sala operatoria e uno di reparto. Con lui c'è anche un'altra infermiera bergamasca, Silvia Mandelli, che è coordinatrice sanitaria e che ha accolto due donne rilasciate da Hamas lo scorso 24 ottobre a Rafah.

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«Siamo partiti da Ginevra il 15 ottobre con destinazione Il Cairo per entrare nei territori di Gaza, dove siamo arrivati il 27 ottobre dopo aver ottenuto i permessi - racconta Gatti -. Abbiamo attraversato il governatorato del Sinai del Nord controllato dall'Isis e dopo un viaggio di dieci ore in zona desertica, scortati dalla polizia militare egiziana e aiutati dalla Red Crescent Society, siamo arrivati alle porte di Rafah, dove c'è il varco d'ingresso verso la Striscia di Gaza».

«Al nostro seguito - continua - avevamo anche nove camion di medicinali, strumenti chirurgici e viveri che hanno rallentato l'accesso: dovevano, infatti, superare i raggi X della dogana israeliana. Siamo arrivati a Khan Yunis, a circa quaranta chilometri a sud dal centro di Gaza. Stiamo ancora aspettando un fisioterapista e un medico delle emergenze, in attesa del visto a Il Cairo. Viviamo in rifugi, zone sicure, che hanno anche delle aree sotterranee dove ci attendeva lo staff locale alloggiato con le famiglie. Qui siamo in centoventi; un'altra zona ospita novanta persone. Negli ultimi tre giorni abbiamo fatto delle visite di valutazione negli ospedali per verificare le condizioni di sicurezza per lavorare. Abbiamo identificato un ospedale a sud-est, l'European Gaza Hospital, dove stiamo operando da martedì».

Mentre siamo in collegamento audio si sentono volare droni, F35 e F16 dell'aviazione israeliana (...)

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