Chi era Luigi Bernabò l'agente letterario dei best-seller
Nelle foto che lo ritraggono, Luigi Bernabò compare sempre una pipa accesa e con un’espressione di discreta belligeranza negli occhi. Dal 2012, anno della morte prematura della moglie Daniela, si accompagnava a un cagnolino biondo, di nome Guinness. Purtroppo l’agente letterario di tanti scrittori importanti, italiani e stranieri, della letteratura contemporanea, si è tolto la vita ieri, a Milano, città in cui ha abitato e lavorato per gran parte della sua vita. Nato a Torino, ha trascorso la sua infanzia in Argentina e si è laureato, anni più tardi, in Filosofia, a Roma. Si è poi trasferito nel capoluogo lombardo, dove ha trovato «avventurosamente» (espressione sua) lavoro presso Erich Linder, il grande agente letterario dell’Agenzia Letteraria Internazionale. Linder rappresentò, tra gli altri, Ezra Pound, James Joyce, Thomas Mann, Franz Kafka e Philip Roth. Vale a dire, una buona parte della letteratura del Novecento. Dopo la morte di Linder, avvenuta nel 1983 per infarto, Bernabò lavorò per Rizzoli e, successivamente, fondò nel 1989 con la moglie Daniela l’agenzia letteraria Luigi Bernabò Associates.
L’agenzia nacque anche su pressione degli editori e degli agenti letterari stranieri con cui Bernabò era entrato in contatto durante gli anni di lavoro al fianco di Linder. In poco tempo, lui e la moglie riuscirono a stabilire relazioni stabili con importanti case editrici estere, come la Penguin, la Random House e la Harper Collins. Bernabò diventò noto per essere l’agente letterario dei best-seller: da Dan Brown, l’autore del Codice da Vinci, a Paul Auster, a Helga Schneider (una sua scoperta). Tra gli altri autori che rappresentava, c'erano Donato Carrisi, Aldo Nove, Ken Follett, John Le Carré e Nabokov. Fu lui, inoltre, a lanciare nel mercato editoriale Tiziano Terzani.
In un’intervista (si può leggere qui), spiegava che in un racconto o romanzo inedito conta soprattutto l’idea, che deve essere originale e deve sapere catturare l’interesse del pubblico: «Se un libro è “solo” straordinariamente ben scritto, a me non basta. Se presenta un’idea molto forte, […], allora si può lavorare, perché, anche se non è scritto benissimo, discutendo insieme agli autori si può arrivare a un libro proponibile. Preferiamo un testo imperfetto con un’idea vincente a un testo perfetto che non racconta nulla». Difendeva la letteratura di consumo, asserendo che non dipendeva né dai librai, né dagli editori cambiare i gusti dei lettori, ma che si trattava semmai di una questione che andava affrontata a scuola: «Innanzitutto non è compito di un agente letterario dare simili giudizi di merito. Nemmeno il libraio o l' editore possono preoccuparsi della qualità: il loro mestiere è semplicemente quello di rispondere al gusto del pubblico. La verità? Questo è il tempo di Dan Brown. Si vogliono diffondere libri migliori? Benissimo, ma è una faccenda assai più profonda che ha a che fare con l'educazione della società. Riguarda le scuole, non le librerie».
Luigi Bernabò era alla continua ricerca di nuovi talenti, ma con realismo ammetteva che un agente letterario italiano non può limitarsi al lancio di inediti, un privilegio che soltanto i colleghi anglosassoni si permettono, grazie all'ampiezza del loro mercato e alla diffusione internazionale della lingua inglese. Si auspicava una maggiore collaborazione con le case editrici, fattore che considerava essenziale per il lancio e per la protezione degli interessi di un autore.
La sua morte improvvisa ha molto addolorato i cinquanta scrittori con cui collaborava. Tra questi, Glenn Cooper ha espresso il proprio cordoglio via Twitter: «Sono devastato dalla morte del mio agente letterario italiano e amico Luigi Bernabò. Le mie condoglianze alla famiglia e ai colleghi». Dal suo profilo Facebook, Aldo Nove aggiunge: «Ho conosciuto Luigi e Daniela Bernabò 20 anni fa. Non sono stati solo i miei agenti. Erano amici, consiglieri. Con loro ho condiviso tante cose. Poi la scomparsa di Daniela, due anni fa. Un colpo inaudito. Per tutti. E oggi, così. Solo vuoto».