Ma che professione è l'attuario? Posto sicurissimo, ottimo stipendio

C’è una professione che non solo non conosce crisi, ma che sulle crisi ci campa, eccome; non sa cosa sia la disoccupazione, né ha a che fare con stipendi che fanno fatica a spalmarsi sulla durata di un mese. È l’isola beata degli attuari, coloro che secondo il sito statunitense Careercast.com svolgono il lavoro più tetragono ai colpi della dea bendata. Negli Usa gli actuaries hanno scalato la classifica del portale di ricerca del lavoro grazie alle vertiginose prospettive di crescita (+25,09 percento), al reddito elevato (una media di 94 mila dollari) e al buon equilibro tra stress e gratificazione intellettuale che contraddistingue il mestiere.
Come si diventa un attuario? Nel mondo sono ancora in pochi a godere dei privilegi connessi alla professione: la famiglia degli attuari comprende solo 80 mila membri in tutto il globo. Di questi, 22 mila esercitano in Europa, meno di un migliaio in Italia. Una nicchia davvero molto ristretta, quella degli iscritti all'Ordine degli attuari italiano. Per iscriversi all’albo occorrono molte ore di studio, tanta passione per i numeri e per l’economia. Prima di potere accedere all’Esame di Stato, infatti, gli aspiranti devono seguire lezioni di finanza, statistica e economia attuariale, ma devono anche saper scegliere quei corsi che potrebbero insegnare tecniche utili ai fini dell’agognata professione, ad esempio quelli che spiegano i modelli complessi basati sulla matematica, finanza, statistica ed economia, fondamentali per misurare i fenomeni probabilistici. Una volta ottenuta la laurea, si può fare richiesta per l’Esame di Stato, che in Italia prevede una prova scritta, una prova pratica e un orale. Se si supera anche quest’ultima barriera, è fatta: il neo-attuario non sarà mai disoccupato e non prenderà mai meno di 1300 euro mensili. Sembra inoltre che i tirocini iniziali e i contratti d’impiego a tempo determinato sono convertiti senza difficoltà alcuna nel tempo indeterminato, per circa il 90 percento dei nuovi professionisti del settore.
Chi sono e cosa fanno. Secondo Benjamin Franklin, «l'Attuario si pone modernamente ed utilmente in un mondo in cui di sicuro ci sono solo la morte e le tasse». Più semplicemente, noi potremmo dire che l’attuario formula previsioni, a partire da alcuni, pochi, dati certi e da molte elaborazioni statistiche. Chi svolge questo mestiere prende in considerazione un certo patrimonio e, date le condizioni economiche e finanziare del momento, realizza schemi che dicono in che modo il gruzzolo in questione evolverà negli anni a venire. Ovviamente, l’attuario deve tenere in debito conto sia i fattori di rischio sia quelli che possono giovare al capitale e si deve avvalere di analisi statistiche per prevedere il trend di un determinato settore economico. Proprio perché lavora con il futuro, è particolarmente richiesto dalle compagnie assicurative. In questo particolare campo, gli attuari sono in grado di dire se le assicurazioni sulla vita, che supponiamo ventennali, permetteranno a una data società di rimanere in attivo per i prossimi vent’anni, oppure se la percentuale di rischio legata ad eventuali decessi degli assistiti è tale da poter segnare una perdita nel bilancio. Gli attuari si occupano inoltre dei fondi pensioni, dei prodotti finanziari e di quelli bancari.
Liberi professionisti, ma anche dipendenti. Gli attuari possono svolgere la loro attività sia da liberi professionisti che da dipendenti, in tutti i settori elencati qui sopra, con l’aggiunta di qualche nuovo campo lavorativo. Recentemente, la grande richiesta di persone che sappiano valutare con precisione i margini di rischio e/o di guadagno ha interessato la gestione industriale, le funzioni di controllo e l’informatica. La crescita dei paesi emergenti ha poi ulteriormente ampliato la domanda della figura professionale, che in questo particolare caso è invitata ad occuparsi delle incognite che riguardano lo sviluppo economico. L’attuario avrebbe dunque un’anima «sociale», almeno secondo il capo dell’Ordine italiano, Giampaolo Crenca: «I problemi di cui si occupa l'attuario sono tali che vi è da ritenere che tale sviluppo continuerà estendendosi ad altre parti del mondo dove tale figura professionale è poco presente o assente man mano che in alcuni paesi emergeranno sempre più alcuni temi cardine dello sviluppo, quali ad esempio quelli previdenziali e assicurativi». Siamo avvertiti, insomma. Una buona fetta dell’economia mondiale sarà nelle mani dei maghi della statistica.