Ancora Lionel Messi

Ma lo sapete che il pallone d’oro è di ottone e pieno di cemento?

Ma lo sapete che il pallone d’oro è di ottone e pieno di cemento?

Più che un premio è un’etichetta. Il Pallone d’oro non lo si conquista, Pallone d’oro lo si è. E Lionel Messi lo è per la quinta volta, cosa che a nessuno prima di lui era riuscita. A chi gli ha chiesto cosa provasse, ha risposto che li darebbe tutti i cinque per un Mondiale. Mondiale per nazioni, non certo per club, perché di quelli con il suo Barcellona ne ha già vinti tre. Ma il Mondiale con la sua Argentina è tutt’altra cosa. Quello sarebbe storia, e non solo storia calcistica. Ma può anche essere che a furia di vincerlo abbia imparato a conoscerlo bene questo benedetto Pallone d’Oro. E così a scoprire che non è affatto d’oro…

La storia è semplice. Il premio nasce francese, nel lontano 1956. Proposto da una rivista di calcio, France Football, e destinato al miglior giocatore europeo dell’anno. Dal 1995 è stato aperto a tutti i giocatori che militassero in squadre Uefa. Dal 2007 è caduta l’ultima barriera ed è diventato premio globale sino a fondersi con il Fifa World Player of the Year (ed il primo ad aggiudicarsi questo “pallonissimo” è stato ovviamente sempre lui, Lionel Messi).

Ma nonostante questa rapida globalizzazione, il pallone è rimasto con un dna francese. Infatti dal lontano 1956 a forgiarlo ogni anno è una prestigiosa oreficeria parigina, la maison Mellerio, meglio nota come Meller. Un’oreficeria che ha oltre 400 anni di storia (fondata nel 1613) e che tra gli altri trofei ogni anno realizza quello che va al vincitore e alla vincitrice del Roland Garros, uno dei quattro tornei che compongono il grande slam di tennis (per la cronaca Rafael Nadal lo ha sollevato ben otto volte).

Il problema è che il Pallone d’oro a dispetto del nome non è affatto in oro: è semplicemente rifinito con un bagno d’oro, a lavorazione conclusa. Ma la materia prima è ottone: si tratta di due semisfere formate da placche lavorate  e poi saldate insieme. La lavorazione che dà la suggestiva forma delle cuciture di un pallone è realizzato poi con cesello e martello. Il tutto richiede ben cento ore di lavoro, tant’è vero che alla maison Mellerio hanno iniziato a lavorarlo sei mesi fa. L’ultimo ritocco avviene al momento della premiazione, quando viene inciso, come per ogni trofeo che si rispetti, il nome del vincitore.

 

Pallone-doro

 

L’inganno nasce dal fatto che il pallone, pesa. Eccome se pesa! Ben 12 chili, per dimensioni tutto sommato ridotte di 31 cm di altezza e 23 di larghezza e altrettanti di profondità. Infatti se si sta attenti si può notare come i vincitori ogni volta siano costretti sempre ad alzarla con due braccia. L’“inganno” sta nel “ripieno” con cui gli orafi zavorrano il guscio ottonato del pallone: del cemento in polvere. In sintesi Messi ha vinto un Pallone di cemento travestito d’oro… Sarà per questo che tiene di più al Mondiale?