Il premio a PalaFrizzoni

Marta Zenoni, una forza della natura

Marta Zenoni, una forza della natura
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Foto Fidal.

 

Dicono di lei: competitiva, tenace, dura, forte, grrrrr, dolcissima (va beh, il solito contentino), di prospettiva, volenterosa, impaziente e (questa è bellissima) massiccia. «Mmmmm», mugugna lei. Mica semplice fare la roccia a 17 anni, ma a Marta Zenoni riesce benissimo. Con spontaneità e con un sorrisone che illuminerebbe pure tutto il Sentierone. Però non sono queste cose che le hanno fatto vincere il premio "Atleta Città di Bergamo" per il 2015 (le verrà consegnato martedì 6 dicembre, ore 18, a PalaFrizzoni). Tuttavia aiutano a capire chi è la ragazza che corre come il vento e che forse, un giorno, chissà, porterà Bergamo e l'Italia intera sul podio. Per esempio, sentite qui: «Sono una che non sa perdere, ma giuro sto migliorando. Quando da cadetta ho perso gli italiani ero disperata. La prima volta, ok, quell'altra era più forte di me. La seconda ho fatto un errore io e ho perso». Perso? «Seconda. Alla fine conta solo vincere, dai». Dicono di lei (copyright Gabriella Dorio, medaglia d'oro ai Giochi di Los Angeles): «È una forza della natura. E quella natura la deve seguire». Dicono di lei (Saro Naso, il suo allenatore): «È una che darebbe anche l'anima». «Mmmm», mugugna lei. Perché l'istinto va bene, ma poi Marta è una che le cose le pensa. «E penso che aver scelto me su tutta Bergamo, wow, è bellissimo. Il 2015 è stato un bell'anno. Poteva andare meglio, ovviamente».

 

 

Lei non si accontenta mai, eh? Il 2016 com'è andato?
«Un anno sfortunato. Mi sono infortunata e ho perso le gare internazionali, quelle importanti. Era luglio. Mi dicono: "Un mese di stop". Salto tutto, ho pensato. Doveva essere l'inizio di una stagione incredibile, e invece».

Invece?
«L'ho detto: ho saltato le gare importanti».

C'erano anche le Olimpiadi.
«Erano un sogno. So anche io di esserci arrivata a tanto così. Ma poi chissà, avrei magari fatto una gara, non lo so».

Per lei cosa rappresentano?
(ride)

Domanda stupida?
«Anche da piccolissima il mio sogno era di vincere le Olimpiadi. Prima pensavo i 3000 siepi, poi ho cambiato idea. I Giochi sono il mio sogno, ognuno ha il suo. Fare atletica vuol dire fare sacrifici, impegnarsi, e avere una motivazione aiuta. Sono consapevole del mio valore».

Che dicono i suoi genitori?
«Non mi hanno mai spinta a fare nulla. Se ho una verifica (Marta fa il Mascheroni, ndr) mi dicono di studiare. E stanno attenti che non mi alleni troppo. Vogliono che mi preservi, e non sono nemmeno persone chi seguono sempre o mi stanno addosso. Ma so che ci tengono. Papà fa il medico, mamma è casalinga. Ogni tanto, la sera, arrivo in sala e, toh, c'è mio papà che guarda i video delle mie gare su YouTube».

 

Marta Zenoni e Giulia Viola.

 

Diceva delle Olimpiadi di Rio. Le ha seguite?
«No. Nemmeno una gara».

E come mai?
«Mi veniva la malinconia. Allora me ne sono andata in vacanza. Toscana, Calabria, Campania. Sono tornata a settembre».

Il 2017 come sarà?
«Spero un anno fortunato. Ci sono tante gare importanti. L'errore che ho fatto quest'anno, ragionando a freddo, è stato volere troppo. Non abbiamo definito gli obiettivi principali. Invece bisogna fissare dei punti, che sono le gare importanti».

Intanto domenica ci sono gli Europei di cross in Sardegna.
«Vorrei fare bene per chiudere l'anno come si deve. Vediamo come sto. Anche se la campestre non è la mia specialità».

La sua specialità era la stessa della Dorio. Lei che le dice? È vero che le chiede spesso consigli?
«C'è una grande stima. Chiedo sì. Abbiamo davvero un buon rapporto, e lei sa darmi consigli. Non parla mai di sé, non è vanitosa. Anzi, cerca di spingermi. E questa è una cosa positiva».

 

 

Ha battuto anche un suo record.
«I record non sono importanti. Concretizzare vuol dire portare a casa una medaglia per te, per l'Italia. Questa cosa l'ho capita ai Mondiali. La americane gridavano in continuazione "Usa, Usa, Usa!", tutte legatissime. E noi dovremmo imparare da loro e, diventare così perché è anche così che arrivi ai risultati».

Lei è patriottica?
«Certo. Noi corriamo per noi stessi ma anche per il nostro Paese».

Alla sua età non ha potuto votare: si è fatta un'idea?
«Sì. Ma non so cosa avrei votato».

Com'è girare il mondo alla sua età? Ne ha avuto un assaggio.
«Sono stata a Cali e in Spagna. Viaggiare è un modo per conoscere, per renderti conto anche di altre realtà. Per esempio in Colombia viaggiavamo con la scorta, è un posto molto pericoloso. Questa cosa mi ha colpito».

Dicono che lei sia una ragazza curiosa, tutto vero?
«Sono molto curiosa, sì. Suonavo il piano e il clarinetto fino a due anni fa. Ma non avevo questa grande passione e ho mollato. Esco con i miei amici, cerco di tenere tempo per me oltre l'atletica anche se è dura. Ma certo l'atletica è centrale per me, e quando non mi posso allenare non mi sento io».

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