Il progetto

La montagna ribaltata di Maurizio Agazzi: sale di notte e aspetta l’alba

Era partito con l’idea di fare 5 vette: ora è arrivato a 12

La montagna ribaltata di Maurizio Agazzi: sale di notte e aspetta l’alba
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di Angelo Corna

Quante vette nasconde l’arco alpino orobico? È una risposta che Maurizio Agazzi conosce molto bene. Classe 1970, conosciuto come “Aga” nella scena dell’alpinismo bergamasco, da quasi vent’anni è impegnato nella riscoperta delle nostre montagne: le Alpi Orobie.

«La passione è nata nel 2003, all’inizio per puro caso - racconta Maurizio -. Con il tempo si è concretizzata dando vita a varie iniziative: la missione finale era sempre scoprire e divulgare le bellezze celate nelle nostre montagne».

Tantissimi i progetti realizzati da Aga in questi anni. Giusto per citarne alcune: nel 2003 sale, in soli tre mesi, 130 vette nell’arco orobico per festeggiare i 130 anni del Cai di Bergamo; nel 2006 percorre in notturna l’intera corona alpina della Valle Imagna, mentre nel 2007 scala 153 vette per festeggiare l’Atalanta; nel 2008 raggiunge il traguardo di un milione di metri di dislivello percorsi in 5 anni. Insignito nel 2010 con la Medaglia d’oro al valore atletico dal Coni di Bergamo, nell’ottobre del 2015 Maurizio è il primo alpinista ad avere scalato tutte le 520 vette dell’arco alpino orobico poste sopra i 2000 metri di quota.

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45263884_Tempo Libero - Angelo Corna - Maurizio Agazzi Diavolo di Tenda
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«Il “Progetto Albe 2020” è nato per caso dopo un infortunio al ginocchio, uno stop forzato che mi ha visto fermo per oltre tre mesi. Durante i giorni di riabilitazione, che coincidevano proprio con il lockdown, ho proposto agli amici una nuova idea: ribaltare il modo di andare in montagna, sostituendo il giorno con la notte. Pensavamo di salire al massimo quattro, cinque montagne, ma poi ci siamo resi conto che questa avventura ci stava lentamente prendendo la mano. E cosi è stato».

Ad accompagnare Maurizio nelle escursioni gli amici di vecchia data Filippo Zaccaria, Luca Ricuperati e Roberto Morarelli, supportati da Guerino Comi, figura da sempre presente nelle tante imprese di Agazzi.

«Nottate che non dimenticheremo per tutta la vita. - Commentano i “cacciatori di albe” Luca e Filippo. - Tra queste la fredda aurora sul monte CaBianca, o il sole che sorgeva appena raggiunta la cima del Recastello. Abbiamo vissuto la montagna sotto un aspetto unico e bellissimo. Ci siamo quasi sempre trovati da soli in ambienti mozzafiato, nella solitudine più completa, tra le vette più belle e affascinanti della nostra provincia».

Di settimana in settimana le albe hanno iniziato a sommarsi: monte CaBianca, Pizzo Coca, Pizzo Redorta, Presolana, Pizzo del Becco, Legnone, Pizzo del Diavolo di Tenda, Pizzo del Diavolo di Malgina, Recastello, Pizzo Camino, monte Torena e ultimo il monte Valletto.

«Ad oggi siamo a 12 vette raggiunte. Abbiamo cercato di coprire tutto l’arco orobico, scegliendo le montagne più significative. Naturalmente non è stato facile: il progetto è stato realizzato perché abbiamo un’ampia conoscenza del territorio, dettata da anni di esperienza. Avendo tutti un lavoro che ci occupa a tempo pieno la notte designata era il venerdì, al massimo il sabato se il meteo non era favorevole. Questa naturalmente era una difficoltà in più». Un riscontro che si è rivelato altissimo anche sui social. «Per questo motivo, a progetto concluso, il racconto sarà corredato dai tanti commenti che hanno accompagnato le foto in queste ultime settimane. Verrà cosi dato spazio alle persone che hanno appoggiato la nostra idea - conclude Maurizio -. Sicuramente è stato il progetto più bello degli ultimi anni. La montagna durante la notte svela il suo angolo più intimo e nascosto. Poi c’è l’aspettare; l’attendere l’alba e quell’attimo in qui il sole fa capolino. E in quel momento tutto diventa magia».

Un alpinismo, quello di Maurizio, sotto certi aspetti nostalgico e ormai dimenticato, dove spicca la riscoperta del nostro territorio. «Oggi sono assistente scolastico, spesso mi trovo a raccontare ai bambini le bellezze delle nostre montagne. Negli anni ho accumulato tantissime esperienze che mi piacerebbe passare alle generazioni future».

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