Melad Mekhail, giunto su un barcone e innamorato del Villaggio degli Sposi
Egiziano, 28 anni, fa il pizzaiolo. Fuggito dal suo Paese giovanissimo, una volta a Bergamo ha trovato l'aiuto di don Patrizio Moioli
di Camilla Amendola
Melad Mekhail ha 28 anni e vive a Bergamo. La sua storia non è convenzionale, eppure è come se l’avessimo già sentita tantissime volte. Melad è un migrante. È nato a Minya, una città di circa 220 mila abitanti situata circa duecento chilometri a sud de Il Cairo, in Egitto.
Nel 2008, quando aveva solo 13 anni, la situazione politica nel suo Paese iniziò a surriscaldarsi: si stava preparando alla rivoluzione popolare del 2011 e il successivo colpo di Stato, che nel 2013 ha permesso ad Abdel Fattah al-Sisi di instaurare un regime.
Melad, in quella terra che sembrava non avesse più nulla da offrirgli, non voleva rimanerci. Sognava l’Europa. E così decise di partire. Di notte, da solo. Salutò i suoi genitori dicendo loro un semplice «a presto»: sono quattordici anni che non li vede.
Arrivare in Italia è stato un calvario. Di mezzo, c’è stato il ritorno forzato in Egitto e la violenza della locale polizia. È stato obbligato a bere l’acqua del mare per cercare di sopravvivere per nove giorni su di una barca in panne in mezzo al Mediterraneo.
Ha visto persone morire di fianco a lui. Poi, una volta qui, ha dormito sulle panchine di Roma nella speranza che il suo permesso di soggiorno, un giorno, venisse accettato. Senza successo.
Dopo essere rimasto due anni in una comunità in Calabria, decise di tentare ancora la fortuna, questa volta nel nord Italia. Perché, nonostante tutto, non aveva ancora perso la speranza di potersi costruire un futuro migliore.
La stazione di Bergamo non è molto grande, ma lo è abbastanza affinché nessuno faccia caso a un ragazzino. Melad forse un pochino lo sperava. Eppure, appena giunto nella nostra città, venne subito notato. «Hai bisogno di qualcosa?», gli chiese un uomo molto alto.
Il giovane aveva paura. Aveva vissuto gli ultimi tre anni rimbalzando da una parte all’altra come una pallina da ping pong e non si fidava di nessuno. E rispose che non aveva bisogno di nulla.
Poco dopo, però, l’uomo tornò. Questa volta con una proposta: «Perché non vieni a vivere con me?». Melad, qui in Italia, non aveva mai avuto una vera casa. E rispose di sì. Era piccolo e di fianco a don Patrizio Moioli, alto un metro e novanta, sembrava ancora più piccolo (...)