Dea eroica, capolavoro Reja Migliaccio simbolo dell'impresa

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Eroici. Semplicemente eroici. Né retorica né enfasi né pindarico epinicio s’impongono per gli atalantini che vincendo a Palermo hanno ipotecato la salvezza. Semplicemente, questo successo così voluto, così inseguito, così difeso in dieci contro undici per oltre 40 minuti, esalta la squadra da combattimento messa in campo da Reja (2 vittorie, 7 pareggi, 1 sola sconfitta da quando ha preso il posto di Colantuono). Nel momento decisivo della stagione, i nerazzurri non hanno tradito. Quest’anno ne hanno passate di tutti i colori e, in estate, nemmeno il più pessimista fra i tifosi della Dea poteva immaginare una simile via crucis.

Tant’è. Se è vero che quando il gioco si fa duro i duri entrano in gioco, come non eleggere Migliaccio a simbolo dell’impresa siciliana? La prova del veterano è stata maiuscola e, allo stesso modo, non c’è nessuno fra i suoi compagni che non meriti un elogio sincero. L’attacco ha tramortito il Palermo in sedici minuti, ma ne ha dovuto subire il ritorno dopo l’espulsione di Avramov che ha rovinato una prova sino a quel momento impeccabile. Il bergamasco Belotti ha calciato sulla traversa, i rosanero hanno assediato la porta di Frezzolini ed è stato lì che l’Atalanta si è esaltata, con una prova degna del carattere e della grinta, marchi di fabbrica della Dea. La tremenda legnata presa da Masiello allo scadere dà l'idea di quanto gli uomini di Reja si siano battuti senza risparmio: sono queste le vittorie più importanti, sono questi i successi che fanno impazzire i tifosi. Gli stessi che prima del Sassuolo avevano chiesto ai ragazzi di Reja di battersi sino all’ultimo respiro. 

La squadra ha colto il messaggio e ha risposto sul campo con una serie di prestazioni in crescendo, culminate nell’exploit del Barbera. Ora manca un punto, un solo punto da conquistare nei prossimi 270 minuti per chiudere aritmeticamente la pratica, mentre il Cesena altrettanto aritmeticamente è retrocesso, fulminato in casa dal Sassuolo. Un fatto è certo: la scelta firmata Percassi e Marino di puntare su Reja è stata vincente, così come l’ingaggio di Pinilla, straordinario combattente. Reja ha meritato sul campo la conferma. Così si fa. Onore a lui e a chi l’ha voluto.

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