Il migliore hotel gay friendly della Lombardia è a Dalmine
Tutto è cominciato nel 2011, quando alla fiera di Bergamo avevano organizzato «No Frills», l’esposizione dedicata al turismo. Quell’anno c’era un’apposita area dedicata al turismo gay e gli organizzatori alloggiavano all’hotel Parigi 2 di Sabbio di Dalmine. Be’, si sono trovati così bene che hanno cominciato a fare pubblicità all’albergo, citandolo addirittura come «l’hotel gay friendly migliore di tutta la Lombardia».
Alla titolare, Graziella Bonomi, la cosa ha fatto e fa indubbiamente piacere, anche se non la vede come qualcosa di particolare: «Ricevere complimenti è sempre piacevole, ma noi siamo un hotel, quindi l’ospitalità è il nostro lavoro. Accogliamo le persone e cerchiamo di farlo nel miglior modo possibile, non siamo interessati al loro orientamento sessuale, alla religione, alla nazionalità». Che poi, a voler ben vedere, quando qualcuno prenota non è che annuncia i propri gusti sessuali. «La maggior parte delle volte riceviamo prenotazioni online, quindi non sappiamo con chi abbiamo a che fare finché non si presenta in hotel. A volte prenotano una camera matrimoniale e poi arrivano due donne, o due uomini, ma per noi non non fa differenza, non ci sono assolutamente problemi. Ciò che conta è l’educazione delle persone».
Il fatto che anche a Bergamo c'è stato un gay pride la dice lunga su come siano cambiati i tempi: «Per fortuna in questi ultimi anni c’è molta più libertà di espressione – dice Graziella –, anche a livello sessuale e la vita dei gay è un po’ più facile rispetto a prima. Una volta non era così. Ricordo di aver letto di un episodio in cui una coppia di gay aveva prenotato una stanza in un B&B in una cittadina del sud e, quando il proprietario li aveva visti, si era rifiutato di ospitarli, li aveva mandati via».
A Graziella è capitato anche di aver ricevuto le confidenze di un ragazzo della Bassa, che una quindicina di anni fa era stato ospite all’hotel Parigi 2 per quattro o cinque giorni: «Me lo ricordo ancora, mi aveva fatto tanta tenerezza. Era stato mandato via di casa dai suoi genitori, che avevano scoperto la sua omosessualità. Così non sapeva dove andare a dormire ed era venuto qui, si era preso qualche giorno per riflettere sul da farsi. La sera spesso veniva nel salottino e si confidava con me, quasi fosse più facile per lui parlare della sua situazione con un’estranea. Pensare che nei tempi antichi l’omosessualità era una cosa normale, non si scandalizzava nessuno – continua l’albergatrice, che tra le mani tiene il libro Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar –. Ad esempio, l’imperatore Adriano era sposato, ma aveva numerosi amanti uomini, tra cui Lucio e Antinoo, giovanissimo, di cui lui era molto innamorato».
Graziella Bonomi è una donna molto aperta, vuoi per la vita che ha fatto, vuoi per tutte le persone che sono transitate nelle strutture di famiglia (papà e mamma hanno gestito per cinquant’anni l’albergo Piccola Parigi, poco distante dal Parigi 2). Da un paio di settimane, al suo fianco nella gestione dell’hotel, c’è la figlia Nicole, 27 anni. Dopo aver terminato il liceo linguistico, si è iscritta alla facoltà di Brand Management, ha vissuto un periodo in Inghilterra e un altro in Cina, poi si è trasferita in Lussemburgo per seguire il suo fidanzato. «Diciamo che lì non mi sentivo a mio agio a livello lavorativo – racconta Nicole –, così ho fatto una scelta, ovvero quella di portare avanti l’hotel di famiglia». Una decisione sulla quale la mamma e il papà non hanno assolutamente influito: «Loro mi hanno sempre lasciata libera di scegliere la mia strada, senza mai condizionarmi. Lo stesso hanno fatto con mio fratello Roberto, che studia Nuove Tecnologie dell’Arte all’Accademia delle Belle Arti di Brescia. Sono io che ho deciso di tornare e di affiancare la mamma qui a Dalmine»
Graziella Bonomi l’ospitalità ce l’ha proprio nel sangue: è nata in albergo e vi ha passato tutta la vita, comprese le vacanze dai tre ai quindici anni, quando andava a trascorrere tre mesi in montagna, in Alta Savoia, nell’albergo della zia. Tutte esperienze che l’hanno portata a vivere una vita intensa, ad avere una mentalità aperta, accogliente, doti che ha tramandato alla figlia Nicole, chiamata ora a portare avanti l’attività di famiglia, per la terza generazione.