L'autosospensione di Sala

Milano è comunque in buone mani Ritratto della vicesindaco Scavuzzo

Milano è comunque in buone mani Ritratto della vicesindaco Scavuzzo
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Se il sindaco Beppe Sala inciampa sulla piastra di Expo e quindi decide di autosospendersi (la rotta renziana continua...), il Comune di Milano resta in buone mani: le deleghe passano infatti nelle mani di Anna Scavuzzo, la vice dell’ex Commissario Expo. E sono buone mani. Anche se Scavuzzo è davvero una sindaca (pro tempore) che non ti aspetti, perché alle sue spalle non ha “cartelli” che la sostengano. La sua infatti è una di quelle storie che ti fa ancora credere che la politica sia un mezzo per fare buone cose. Sala l’aveva scelta non in virtù dei voti raccolti (è arrivata quinta per preferenze nel Pd alle ultime elezioni), ma conquistato dalla capacità della consigliera comunale di vivere fuori dal palazzo. Come si usa dire, “nel mondo reale”.

 

 

Eppure Scavuzzo alla sua prima esperienza politica era stata fedele strettissima di Giuliano Pisapia: eletta nella sua lista, non in quella del Pd. Poi durante la scorsa legislatura si era arruolata al renzismo, senza prendere cariche ma cucendo relazioni per costruire il post Pisapia. In città arriva dappertutto. Non c’è iniziativa di carattere sociale che non l’abbia vista apparire, per conoscere, incoraggiare se possibile sostenere. La vedi arrivare sempre molto sorridente, un look semplicissimo (niente trucco, occhialoni un po’ da secchiona). Una voce di quelle che smussano sempre gli angoli.

Se Sala è il manager passato alla prova delle grandi sfide e delle grandi sigle (manager Pirelli, city manager a Milano, numero uno di Expo), la carriera di Scavuzzo è esattamente complementare. Cresciuta negli scout, una grande passione per il volontariato (racconta di essere molto legata alle esperienze in Bosnia e a Sarajevo). Quando le chiedi quale sia la zona di Milano più bella, lei non ha nessun timore a dire che via Padova, la strada più multietnica d’Italia e spesso demonizzata dai media, «è un luogo di incontro e di mescolanza, che merita di essere valorizzato per le sue opportunità e le sue ricchezze». È sposata e con il marito abita in periferia, a Lambrate, non in centro come Pisapia o come Beppe Sala. Quindi conosce la città di cui si parla poco, non solo quella dei grattacieli e della moda. «Voglio che continui il “metodo Milano”. Serve però una svolta su temi come le periferie, i quartieri popolari», ha detto appena nominata.

 

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È insegnante di fisica in una scuola superiore ed esperta di informatica. Per questo Sala le aveva dato la delega all’Istruzione, e lei al mondo delle scuole si è sempre tenuta legata, curando il tema della sicurezza edilizia.

Ora la sorridente Anna ha un compito bello tosto davanti a sé. Perché, d’accordo che Milano è città che sembra aver preso un passo giusto, ma i problemi in arrivo sul tappeto sono da far tremare i polsi. A cominciare dal dibattito sulla destinazione degli ex scali ferroviari, centinaia di migliaia di metri quadrati in città in attesa di futuro. Proprio nei giorni scorsi è cominciata una consultazione pubblica che ha coinvolto centinaia di esperti. E non è stata propriamente una consultazione pacifica. Saranno tanto gli angoli da spuntare...

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