I CAPITANI DELL'ATALANTA

Mimmo Gentile, che guidò la Dea nella cavalcata in Coppa Coppe

Mimmo Gentile, che guidò la Dea nella cavalcata in Coppa Coppe

La sera che l’Atalanta affronta il Malines, Bergamo scintilla nell’emozione. Ha già superato lo Sporting Lisbona e una semifinale così nessuno l’aveva mai vista. In giro non si parla d’altro, e quelli che non dicono è perché la scaramanzia ha preso il sopravvento una volta per tutte. Certo l’andata non era finita come nei sogni. Ma c’è il ritorno, e se gira come deve girare vai a giocarti la finale di Coppa delle Coppe contro l’Ajax. Pensi a Garlini, a Bonetti, ovviamente a Stromberg. Gente buona a fare gol, insomma: a ribaltare la sorte. Ma il capitano di quella squadra è un uomo di passione e sentimento, che parla quanto basta. La sera che l’Atalanta affronta il Malines Mimmo Gentile ha 34 anni. Gli chiedono: «Questa è la partita più importante della carriera?». Risposta: «Per anni ho visto il calcio europeo in tv, dovevo arrivare a fine carriera per togliermi lo sfizio di essere tra i protagonisti».

Per molti è sempre stato soltanto l’altro Gentile, quello che non aveva vinto il Mondiale in Spagna nell’ ’82 e che non aveva giocato nella Juventus delle coppe e degli scudetti. Ma Mimmo è, come tutti i capitani, gratificato dalla riconoscenza per quello che il calcio gli ha donato. Cresciuto nella Salernitana, il salto in Serie A Gentile lo fa con il Foggia. Una volta, alla sua seconda stagione, entra in campo e segna il gol che serve a battere il Bologna. A Foggia se lo ricordano ancora. Poi  si trasferisce al Verona, al Genoa ci va dopo. All’Atalanta ci arriva invece in un pomeriggio d’estate. È il 1983, e in poco tempo Gentile diventa un punto di riferimento per la squadra e per la gente. Duro, ruvido, ma con l’aria di un attore all’apice della carriera. L’incredibile si verifica nella stagione 1987/88, e ovviamente c’è anche Gentile con la fascia al braccio. L’Atalanta era retrocessa in B, ma gli incroci del destino sono strani e in ragione della finale di Coppa Italia conquistata l’anno prima dal Napoli campione d’Italia l’anno prima, i bergamaschi possono andare a giocarsi la Coppa delle Coppe. Non durerà, dicono gli scettici.

 

http://youtu.be/oZLKH8CnyEs

 

Invece dura. E Gentile è il capitano di quella cavalcata di sogni. I nerazzurri battono i greci dell’Ofi, poi lo Sporting Lisbona, in semifinale ci sono i belgi del Malines. Bergamo impazzisce. «Ho incontrato dei tifosi – raccontò Gentile – e gli ho chiesto se venivano su in Belgio. No, hanno detto, preferiamo venire a Strasburgo per la finale. Io non vorrei che attorno all’ Atalanta ci fosse troppo entusiasmo. Prima eravamo dei materassi, e adesso cosa siamo diventati?». Lui, e anche quell’Atalanta, sono diventati il simbolo di come si scavalca l’impossibile. La notte contro il Malines non finisce bene. L’Atalanta perde, in finale ci vanno i belgi. Però quella cavalcata è rimasta nella leggenda. Come qualcosa da tramandare. Di padre in figlio, di figlio in figlio. La fascia ce l’aveva Mimmo Gentile.