Moby Dick riscritto in lingua... emoji Follia o è l'inizio di una nuova era?

Scrivere con il cellulare è fondamentalmente una cosa noiosa. Quando dobbiamo rispondere a qualcuno su Whatsapp, fra tasti piccoli, touch e correttori automatici, capita davvero di snervarsi. Ogni tanto dunque, per riassumere un concetto in un solo carattere, utilizziamo le cosiddette emoticon, o emoji, o anche faccine per i più profani della tecnologia. Utili, senza dubbio, ma utilizzabili giusto lo spazio di un sorrisetto o di una faccia arrabbiata. Eppure c’è chi ha pensato addirittura di scrivere un libro intero solo con le emoticon. È il caso di Fred Benenson, un genio (o un pazzo, dipende dai punti di vista) che ha speso il suo tempo per riproporre il capolavoro di Herman Melville Moby Dick, tutto in forma di simboli di Whatsapp.




La nascita di questa stramba idea. Benenson è un ingegnere informatico di Kickstarter, società che elabora e promuove innovazioni tecnologiche che possano essere considerate anche artistiche. Ed è proprio con questo termine che Fred parla di questa sua erculea fatica: arte. Benenson, vista la sua professione, venne in contatto con le emoticon ancor prima che queste arrivassero sul mercato, e fu amore a prima vista. Vide in quelle faccine e in quelle case e oggetti stilizzati la possibilità di rivoluzionare il mondo della scrittura. Tant’è che, insieme ad alcuni colleghi, cominciò a scrivere brevi frasi utilizzando solo le emoticon. Le poche parole divennero alcune righe, le righe piccoli aneddoti, gli aneddoti brevi racconti. Arrivarono dunque a chiedersi se fosse possibile addirittura scrivere un intero libro solo con le emoticon. Pensarne uno da zero sarebbe stato forse troppo complicato, ma almeno tradurne uno poteva essere un’impresa realizzabile. O almeno, Fred era di quest’idea.
Il progetto Emoji Dick. Passò allora diverso tempo alla ricerca del testo migliore, una storia il cui accostamento con la tecnologia potesse risultare sorprendente, impensabile. Dopo aver considerato l’ipotesi di ritradurre la Bibbia, che però avrebbe richiesto probabilmente la vita sua, di suo figlio e di suo nipote, trovò il libro che faceva per lui: Moby Dick di Herman Melville, la celeberrima caccia alla balena del capitano Achab. La realizzazione richiese diversi anni, a cui collaborarono diverse persone. Benenson ritenne di non proporre un libro interamente in emoticon, poiché sarebbe anche potuto risultare incomprensibile (e come dargli torto), ma decise di sottotitolare il testo originale inglese con le piccole immagini. Stava dunque realizzandosi Emoji Dick.
Un’iniziativa di successo. Terminato il lavoro, il libro è stato reso in formato cartaceo, inizialmente al prezzo di 40 dollari nella versione economica, e 200 dollari nella versione più curata, quella con copertina rigida e pagine plastificate. È stato un immediato successo, tanto che questa nuova versione di Moby Dick è stata addirittura considerata un testo degno di far parte della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Benenson, ovviamente, è particolarmente soddisfatto del suo operato, ritenendo di aver aperto una nuova frontiera della comunicazione umana, un metodo che non necessiterà più di lettere e parole, ma solo di simboli. E ha proposito dell’accostamento della scrittura-emoticon con l’arte, Benenson dichiara, dalle pagine del New Yorker: «È arte? Emoji Dick può essere definito arte? Queste sono domande a cui è difficile rispondere, credo che ognuno in questo momento abbia un proprio parere. E il mio è che sì, è arte». Arte o meno, è un progetto che sta riscuotendo un grande successo, e pare che entro il 2016 verrà messo in commercio un software che tradurrà direttamente dall’inglese all’“emoticonese”. Perché, a quanto pare, stiamo assistendo alla nascita del finora utopistico idioma universale, valido e comprensibile per tutti. Tanto vale cominciare ad attrezzarsi.