Moira se n'è andata dal circo (ma lo spettacolo continua)
La signora del circo s’è spenta ieri, a 83 anni. Moira Orfei è morta nella sua celebre casa-mobile, a Brescia, dove era impegnata in una tournée di spettacoli. I familiari hanno diramato un comunicato stampa per informare che, nonostante la loro perdita, gli spettacoli continueranno, anche in nome della professionalità di Moira. L’acconciatura nera e alta sopra la testa, il trucco vistoso e la pelle chiarissima l’hanno resa un personaggio noto anche alle generazioni più giovani, quelle che nulla potevano sapere del suo passato da attrice. Bastava camminare per le strade di qualsiasi città italiana per incappare, una volta o l’altra, in uno di quei manifesti che annunciavano l’arrivo del circo: una belva feroce, un tendone a strisce bianche e rosse e il volto sorridente di Moira.
Una vita per il circo. Moira Orfei, al secolo Miranda, è nata a Udine il 21 dicembre 1931 da due artisti del circo, Riccardo (il clown Bigolon) e Violetta Arata. Crebbe tra tendoni, numeri di prestigio e animali esotici e risentì assai presto della magia del circo, un incanto che l’avrebbe sempre accompagnata. Fin da piccola iniziò a lavorare negli spettacoli con le colombe e in seguito sposò, giovanissima, Walter Nones, un domatore con cui strinse un sodalizio artistico e umano durato tutta la vita. Nel 1960 fondò Il circo di Moira Orfei e incominciò a girare l’Italia e il mondo con il suo gruppo di artisti. La produzione Orfei si appoggiava, e si appoggia tutt’ora, su tre elementi della tradizione circense, cioè acrobati, clown e animali. «Il tutto però rivisto in chiave moderna e con artisti tra i più bravi in circolazione. Il nostro successo sta nel fatto che non si tratta del solito spettacolo circense, bensì di uno show che coniuga circo, teatro, danza e musical. Il tutto contornato, attraverso un’attenta regia, da musiche dal vivo, costumi sfavillanti, coreografie e luci», diceva Moira Orfei.
Una passione di famiglia. Al circo aveva dato tutto: passione, impegno, presenza. «Le ciglia finte e il trucco, faccio tutto per il circo, ma sono una donna semplice, non mi dò arie, nel parlare, nei modi. Io sono una brava signora, e basta». La sua famiglia abita ancora oggi in una casa-mobile, costruita appositamente per essere spostata da una città all’altra. L’“appartamento” è un camper largo solo due metri e mezzo, quando è sulla strada, ma poi «quando si arriva sul posto, si apre idraulicamente e diventa un appartamento largo 8 metri e lungo 24», spiegava Moira. La produzione di Moira Orfei è diventata una vera e propria impresa familiare, a cui ora collaborano i figli della signora del circo. Lara e Stefano, battezzati nella gabbia dei leoni secondo la migliore tradizione circense, hanno infatti raccolto l’eredità dei genitori.
Un nome d’arte che viene dal cinema. Il circo, tuttavia, non fu l’unico ambiente che vide dispiegarsi il talento istrionico di Moira. Ricoprì anche diversi ruoli in numerosi film, recitando per alcuni dei registi più importanti degli anni Sessanta e Settanta. Fu proprio il cinema, inoltre, a regalarle il nome d’arte con cui poi amò presentarsi al suo pubblico. Dino De Laurentiis, produttore del suo primo film, Sotto dieci bandiere (1959), le diede infatti il soprannome di Moira per l’acconciatura di capelli nerissimi tutti raccolti sopra la testa. Il regista della pellicola, Duilio Coletti, scelse la ragazza, allora diciassettenne, dopo averla vista camminare per le strade di Trastevere.
I peplum e i grandi registi. Furono però i film storici, i peplum, a segnare il trionfo cinematografico di Moira. I registi la sceglievano anche per la sua particolare fisicità, femminile e seducente, per il suo volto quasi mediorientale. Recitò insieme a Steve Reeves in Le fatiche di Ercole di Pietro Francisci, in Ursus di Carlo Campogalliani, in Gli amori di Ercole di Carlo Ludovico Bragaglia. Fu la principessa Malva in Zorro contro Maciste e Poppea in L’incendio di Roma. Nonostante il successo riscosso in questi ruoli, Moira preferiva però un altro tipo di film. Ricordava con affetto il periodo trascorso lavorando in Signore e signori di Pietro Germi e in Straziami ma di baci saziami, di Dino Risi, regista con cui poi litigò perché si rifiutò di spogliarsi in Profumo di donna. Moira collaborò anche con Fellini, per il quale apparve in I clowns, nel ruolo di se stessa.
Le avances di Totò. Il cinema diede a Moira molta visibilità e le procurò le attenzioni di molti. «Nel cinema tutti mi hanno fatto la corte», ricordava Moira. Nessuno, però, la importunò o le mancò di rispetto. «Ho lavorato con Mastroianni ed era un gran signore, Gassman uguale. Erano tutte persone perbene. L’unico che mi ha fatto un po’ di avance è stato Totò, che si era innamorato di me, e mi disse: “Se vieni sul letto con me, io ti accarezzo solo, non ti faccio niente, però ti regalo un appartamento...”. Eh... si era insomma sbilanciato, per cui mi chiesi che cosa potessi dirgli per non offenderlo. “Guardi, principe, se non fossi così innamorata di mio marito verrei subito con lei...”», gli risposi. Schermaglie d’altri tempi.