Mozzo dà l'addio ad Antonio Mancin. Era un uomo buono e instancabile
Classe 1951, lottava contro una grave malattia. Sempre attento alla famiglia e al prossimo, coinvolto in numerose attività
di Dino Ubiali
Se n’è andato in punta di piedi, senza disturbare. Antonio Mancin, classe 1951, due anni fa quasi per caso ha deciso di fare alcuni esami diagnostici che hanno evidenziato una malattia purtroppo grave.
Attorniato dall’affetto dei suoi cari, la moglie Giuditta, i figli Maddalena, Giovanni e Francesco, le nuore e il genero, i nipoti Bianca, Marta e Ferruccio, ha affrontato la malattia proseguendo fino agli ultimi giorni nelle attività che amava e che dopo la pensione lo avevano coinvolto.
Originario del quartiere Pignolo in Bergamo, ha frequentato l’Istituto tecnico industriale e ha iniziato a lavorare per un importante gruppo multinazionale nel settore oil & gas a Milano.
Per oltre quarant’anni ha percorso la tratta Mozzo-San Donato Milanese, ma non sono mancate le lunghe trasferte in giro per l’Italia. Ha conosciuto Giuditta nel suo quartiere: erano vicini di casa, lui era il figlio della fornaia.
Insieme hanno frequentato l’oratorio San Filippo Neri, dove l’amicizia si è trasformata in qualcosa di più, fino alla proposta di matrimonio. Erano sempre insieme, molti in paese ricordano la coppia sempre unita e impegnata.
Non solo: erano Antonio e Giuditta, lei professoressa di lettere alle medie di Mozzo. Dopo alcuni anni in centro a Bergamo, dove sono nati i primi due figli, si sono trasferiti alla Dorotina (...)