Nel 25esimo anniversario della morte

Io sono Nino e non morirò mai Un documentario su Zucchelli

Io sono Nino e non morirò mai Un documentario su Zucchelli
Pubblicato:
Aggiornato:

Si chiamava Nino Zucchelli, era un uomo piccolo di statura, dall’aria ordinaria, ma fu un operatore eccezionale per la cultura a Bergamo. Su di lui è stato girato un film “Io sono Nino e non morirò mai” che viene proiettato in anteprima giovedì 6 giugno, in occasione dei venticinque anni della sua morte. L’appuntamento è in Sant’Agostino, nell’aula magna dell’università, alle 18.

 

 

Zucchelli per mezzo secolo è stato uno dei principali animatori della vita culturale della città, ben prima del riconoscimento Unesco, del Bergamo Film Meeting, del Festival Donizetti, di Bergamo Scienza. Con Tino Simoncini, fu uno dei “Clusonesi”, persone di Clusone che portarono la loro capacità al servizio di Bergamo e di tutta la nostra terra. Fondò la casa editrice La Rotonda che divenne anche galleria d’arte, alla Rotonda dei Mille, in città (Trento Longaretti tenne lì, nel 1943, la sua prima mostra personale). Per quarant’anni diresse la rivista di Bergamo. Fu tra gli organizzatori del Congresso internazionale di architettura moderna che, alla fine degli Anni Quaranta, portò a Bergamo Le Corbusier, e quindi promosse anche la Mostra internazionale del disegno moderno (era il 1950). Dal 1958 al 1970 organizzò a Bergamo la Mostra internazionale del film di autore; poi la rassegna continuò, ma Zucchelli la trasferì a Sanremo. Tra il 1955 e il 1967 girò diversi film e documentari, molti sulla terra e la cultura bergamasca. Sceglieva gli attori anche fra la gente normale. Ricorda Silvia Pesenti: «Io facevo la cassiera al Balzer, Zucchelli veniva lì a prendere il caffè, era una persona distinta, molto a modo. Mi propose di partecipare a un film, di interpretare un personaggio. Alla fine gli dissi di no, anche perché la mia famiglia non era del parere… allora avevo vent’anni…». A Bergamo abita ancora la figlia di Nino Zucchelli, Lina, che è stata promotrice del docufilm di Antonio Iorio. Dice Lina: «Credo sia importante per Bergamo il ricordo di mio padre, del suo impegno. Il film sarà proiettato in Sant’Agostino perché certamente è un luogo prestigioso, ma anche perché in Sant’Agostino aveva sede il festival cinematografico organizzato da mio padre».

Seguici sui nostri canali