Umile, grintosa e affamata È l'Italia di Conte e Zaza
Diciamo che ce la immaginavamo più o meno così, con l’Italia in trionfo o quasi, con i telecronisti sereni che commentano quanto è bella questa nazionale tutta nuova, con i giocatori che sorridono e arrivano davanti alle telecamere sereni, così sereni che si lasciano andare a uno scomodo «bene, sì: è andata bene». E naturalmente con Antonio Conte, il ct, che contro la Norvegia non si è seduto un attimo, e quando Zaza ha fatto gol è sembrato di rivederlo ai tempi d’oro - cioè due mesi fa - mentre diventava campione d’Italia. Ora che dell’Italia è lui architetto e ingegnere, Conte non ha perso quel vizio di urlare, di incitare, di caricare tutti e tutto. C’è molto di suo in questo primo impegno ufficiale, un 2-0 contro la Norvegia sulla strada che porta all’Europeo in Francia nel 2016.
E non è un caso che sia stato proprio Zaza, volto nuovo di questo gruppo, a mettere dentro la prima rete della nuova era azzurra. L’incubo del Brasile è ormai lontano, ma l’errore sarebbe pensare di essere entrati nel nuovo rinascimento italico di colpo: c’è ancora tanto da fare, e il medioevo è un periodo storico troppo lungo. Ma intanto gli azzurri non vincevano in Norvegia da settantasette anni (l’ultima volta nel ’37), e sfatare questi tabù serve a credere che la strada intrapresa sia davvero quella giusta. Sta di fatto che i norvegesi non hanno fatto un tiro in porta, mai, e questo ha reso il rientro di Buffon ancora più lieve. Al primo vero affondo l’Italia fa gol. Succede al 16’, con Zaza che tira da fuori, la palla viene sporcata e finisce alle spalle del portiere.
A centrocampo gli azzurri gestiscono e comandano che quasi non ci si crede. Florenzi e Giaccherini si caricano come delle dinamo, e De Rossi, ormai veterano di lusso, non sbaglia una palla. Troppe ne sbaglia la Norvegia, invece, incapace di arrivare dalle parti del numero uno azzurro. Pasqual entra nel secondo tempo (16’) e un minuto dopo è proprio lui che la pennella per Bonucci. La deviazione è letale quanto basta perché l’Italia concretizzi il bis. Ma il più in palla di tutti è Zaza. Alla fine dirà: «Non sono uno che sente le partite, non mi emoziono facilmente. Ma dopo il gol mi sono reso conto di aver fatto qualcosa di speciale». Uno, che potevano essere tre. Tra lui e la gioia ci sono: una traversa e un salvataggio sulla linea. Si rifarà. «Litigo ogni giorno con mamma perché vuole che mi tagli la barba: non so bene che fare». Sul campo invece sì.
Quella vista a Oslo è l’Italia che ti vorresti aspettare, ma che fino a qualche settimana fa avevamo paura di immaginare. Umile, concentrata, cattiva, Conte sembra aver creato a sua immagine e somiglianza questa nazionale. La strada verso Francia 2016 è lunga, ancora. Ma cominciare bene era importante. Unica nota stonata: l’uscita di Immobile per infortunio prima del novantesimo. Prossimi impegni contro Azerbaijan (10 ottobre) e poi (il 13) contro Malta in trasferta. Poi, a novembre, toccherà alla Croazia. Che, almeno per ora, è l'unica che fa davvero paura.