Paolo Poli, leggenda vivente
Paolo Poli, una leggenda vivente del teatro italiano. Con la sua inconfondibile eleganza ha creato un mondo teatrale tutto suo e uno stile tutto nuovo di intendere lo spettacolo, dando vita a un vasto florilegio di luoghi comici, cronaca popolare e citazioni colte. La carriera di Paolo Poli viene da lontano, da quel 1959 quando entra a far parte del piccolo teatro d’avanguardia La Borsa di Arlecchino", ma solo due anni dopo arriva il successo con la messa in scena de Il Novellino, al teatro romano Cometa. In quasi cinquant’anni di spettacolo il dinoccolato professorino forte della sua laurea in letteratura francese, dall’aria compunta e indispettita, timbrica sottile e talora acida tipica delle nature che amano pensarsi al femminile, ha incontrato tutti i generi possibili di spettacolo. Un percorso artistico fantastico che prosegue senza un attimo di sosta, che vede spesso l’attore alle prese con facezie e considerazioni agrodolci sui costumi del nostro paese, attraverso metafore e simbolismi presi sovente a prestito dalle atmosfere del secolo trascorso.
Paolo Poli si sente un po’ allegoria di una sorta di Madame Bovary? «E’ un paragone che accetto di buon grado perché è immaginifico e la fantasia è sempre preferibile alla realtà. Giustamente Flaubert poté dire "Madame Bovary sono io ". Inoltre il meglio l’ho sempre avuto dalle donne: dalle mie sorelle e dalle mie fidanzate». Fidanzate? «Si, da giovani si fanno sempre degli errori!». Cosa riesce a intrigarla di più? «I libri, per continuare a sognare. Vengo da una famiglia povera dove per la befana si regalavano cose da leggere. I mie compagni giocavano al meccano, mentre io a dieci anni leggevo l’edizione illustrata della Salani de "I Promessi Sposi"». Dove non ci sono limiti? «Alla idiozia. Non si tocca mai il fondo. Personalmente non riconosco confini che nelle chiusure mentali». In tempi di crisi è meglio che la gatta si mangi il lardo in attesa del topo? «Sarebbe sempre desiderabile procurarsi da mangiare senza dovere uccidere nessuno. D’altronde le gatte di oggi sono troppo pigre per fare il loro dovere con i topi». Che rapporto ha con tutti i possibili limiti? «Che esistano rende più attraente infrangerli: sono sicuro che è la proibizione della mela a renderla più gustosa». Cosa fa male in questi tempi? «Il conformismo, quando cancella la fisionomia e l’identità personale riducendoci tutti simili a manichini di un negozio». Che aria le piace respirare? «Quella emanata da un quadro, che preferisco a quella naturale: inquinata e a disposizione di tutti. In teatro, ad esempio, adoro l’aria dei paesaggi finti capace di allargare l’occhio, oltre che i polmoni». Questione di stile è… «Un vecchio motivetto suona: "se vuoi avere stile ama la gioventù ’. Invece lo stile sta nella vecchiaia e nel sapere riconoscere dov’è la vera eleganza"».
http://youtu.be/3_YU3QjlPck