Perché la salvezza dell'Atalanta vale quasi quanto uno Scudetto

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Il pareggio di Verona porta in calce la firma di Alejandro Gomez. Non è un caso, anche se poteva essere una vittoria, ma Sergio Pellissier, 36 anni, non è diventato il totem del Chievo per caso, avendo segnato 93 gol in serie A, tre addirittura più di un signore a nome Marco Van Basten, la cui carriera, però fu malauguratamente molto più breve.

Come volevasi dimostrare, non appena ha guadagnato la salvezza aritmetica, l’Atalanta ha ricominciato a girare, libera da paure e timori che ne avevano scandito il cammino sino a quando l’incubo della retrocessione non è stata definitivamente scacciato. Gomez ce ne ha messo di tempo per dimostrare quanto azzeccata fosse stata la scelta di puntare su di lui dopo la partenza di Bonaventura, ed è un peccato che fra novanta minuti il campionato si concluda. Ma nella nuova Atalanta, cui Percassi, Marino e Reja stanno già lavorando, un posto di diritto spetta all’ex catanese. Reja al Bentegodi ha rimescolato ancora le carte e ha fatto bene perché questo è il momento di stabilire come, dove e quando rafforzare l’organico.

Magari cominciando dalla difesa: la brillante stagione di Mattia Caldara nel Trapani, ventunenne di pura scuola Zingonia, induce ad ipotizzarne il ritorno alla base. Così come la prima partita da titolare di Grassi, un altro ragazzo di Favini destinato a fare carriera. Perché qui sta il punto, qui sta la forza di un club che storicamente ha sempre attinto dal proprio vivaio la linfa vitale. Date un’occhiata alla rosa attuale: c’è Sportiello, strepitoso debuttante assoluto e subito fra i migliori portieri della stagione. Alle sue spalle, cresce Davide Merelli, portiere della Primavera, così come calcisticamente cresciuti nel settore giovanile sono anche Bellini, Raimondi, Bianchi, Baselli, Grassi, Raimondi, Zappacosta, prelevato dall’Isola Liri quando aveva diciassette anni.

Questa è stata una stagione tribolata e però sfociata in una salvezza che vale lo scudetto, considerato come si erano messe le cose e i rischi che la squadra ha corso. Se è vero che bisogna fare tesoro degli errori commessi, è altrettanto vero che adesso la società ha il tempo e il modo per ripartire alla grande. L’Atalanta in serie A è un bene così prezioso per Bergamo e per la sua gente che non si finisce mai di apprezzare. Nella stessa misura in cui sono preziosi il senso di appartenenza e l’orgoglio dei tifosi, mai venuti meno in questo anno così tormentato e tormentoso, scandito da ingiustizie macroscopiche. Eppure, ancora una volta, l’Atalanta è stata più forte di tutto. È questa, la prima certezza per il futuro.

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