L'ultimo libro di Francesco Piccolo

Perché leggere (e consigliare) "Momenti di trascurabile infelicità"

Perché leggere (e consigliare) "Momenti di trascurabile infelicità"
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Dopo aver passato in rassegna i Momenti di trascurabile felicità, Francesco Piccolo torna in libreria per completare l’enciclopedia degli istanti per cui vale la pena vivere: è uscito a Marzo il suo nuovo libro, Momenti di trascurabile infelicità, che è il diario delle minuscole tragedie quotidiane e delle frustrazioni di stagione, il repertorio degli aneddoti imbarazzanti che raccontiamo alle cene e di quelli di cui ci vergogniamo, la raccolta delle frasi che ci fanno grattare d’insofferenza e dei dubbi che ci fanno perdere la testa.

 

Piccolo-Momenti

 

Quello per cui le piccole miserie si distinguono dalle grandi sciagure è che se ne può ridere. E se è vero che, come scrive Piccolo, non bisogna mai dire di qualcosa: «Non sai quanto è divertente», perché «nessuno può essere all’altezza di una promessa del genere», questo libro è l’eccezione per cui si può rischiare. E allora diciamolo: non sapete quant’è divertente rovistare nella sua collezione di figuracce e giocare a ce-l’ho/manca. Per dire, potrebbe non esserci mai capitato di dover incontrare il presidente della Repubblica e sentirci obbligati a dirgli quella cosa che sta tanto a cuore alla mamma: «Lei si è sposato al nostro ristorante»; ma avremo senz’altro sperimentato tutti quella puntina di desolazione quando qualcuno dice: «Ti potevi vestire meglio», e c’eravamo già vestiti meglio.

Certi momenti di trascurabile infelicità messi in fila farebbero la cronaca delle nostre giornate: alzarsi al mattino e sapere di dover uscire; «Cercare l’altra scarpa»; essere segretamente felici di andare al lavoro pur di stare lontani otto ore dal cinquenne di casa, che puzza di sudore ed è talmente scatenato da essersi guadagnato il soprannome «il giapponese», per via di quella sua tendenza ad attaccare cose e persone urlando: «Uatààà»; in ufficio, a un certo punto, sperare che arrivi a distrarci una telefonata, e se non arriva essere noi a chiamare; a pranzo insieme agli altri ordinare una bistecca al sangue e interrogarsi – quasi struggersi – sul perché quelle a cottura media o molto cotte arrivino «prima, molto prima»; scansare con precisione le responsabilità pratiche per lasciarle agli altri, anche a costo di essere voluti meno bene; a casa cercare di non farsi beccare per troppo tempo al computer, ché poi si è costretti a spegnerlo, «almeno per un po’»; augurarsi di non dover portare il bambino a una festa e, una volta lì, tentare di andarsene prima che arrivi la torta;  alla sera, quando va bene, «troppi preliminari».

 

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Non sono proprio questi disastri marginali, i nostri crucci personalissimi – eppure così simili – a rendere memorabili attimi che sarebbero altrimenti passati inosservati, a cambiare il corso dei giorni qualunque?

In Momenti di trascurabile infelicità, Francesco Piccolo s’incanta a guardarci dalla finestra di fronte, mentre pensa ai fatti suoi. Se vi ci sarete affezionati, fategli un favore: niente paragoni coi suoi libri precedenti. Lo rendereste trascurabilmente infelice.

* Francesco Piccolo (1964) è uno scrittore e sceneggiatore. Ha vinto il Premio Strega nel 2014 con Il desiderio di essere come tutti. Gli ultimi film su cui ha lavorato: Il nome del figlio di Francesca Archibugi, Il capitale umano di Virzì e Mia Madre, la pellicola di Nanni Moretti dal 16 Aprile nelle sale.

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