I più bei gol in sei secondi

Perché il vero trionfo ai mondiali è quello di Twitter e Vine

Perché il vero trionfo ai mondiali è quello di Twitter e Vine
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Chi pensasse che a vincere i mondiali in Brasile è stata la Germania pensa il vero, ma solo in minima parte. I mondiali li hanno vinti Twitter e Facebook. Gli avversari - i media tradizionali, che non l'hanno presa bene - hanno subito messo in atto una reazione decisamente scomposta: uno spettacolo che mai avremmo voluto vedere ma che raccontiamo per dovere di cronaca. In sé la questione è semplice: in campo ci sono ventidue giocatori, alcuni arbitri, e una palla che deve finire in una delle due reti poste al centro dei due lati brevi del rettangolo. È il calcio. Questo, però, in origine. Ossia quando le immagini di quel che succedeva potevano essere registrate soltanto dalla retina degli spettatori. L'unico modo di prolungare l'evento era il racconto o il disegno.

Poi venne la fotografia. Poi il cinema. Poi la televisione. Poi le televisioni. Poi il digitale. Infine la rete internet. Il mondo evolve rapidamente. All'epoca della televisione il calcio cessò di essere soltanto un gioco per diventare un composto di gioco (10 percento) e business - il restante 90. Il business si fa così: quelli che giocano permettono alle televisioni di riprenderli, ovviamente pagando cifre da capogiro. Le televisioni pagano quanto richiesto solo perché sanno già che, mandando in onda lo spettacolo in diverse forme, ci guadagneranno a loro volta cifre da capogiro. Questo fino a poco tempo fa, ossia quando quel che si vedeva in televisione poteva essere registrato solo (o quasi) dalla retina. Si è detto "quasi" perché ad un certo punto furono inventati i videoregistratori, la cui versione per uso domestico si diffuse - un boom gigantesco - proprio in occasione dei mondiali di Spagna, vinti dall'Italia (e dallo standard VHS della Philips).

 

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Poi vennero il digitale e la rete internet. E infine i social media: Facebook, Twitter, Google+ e i loro collegati Youtube, Vine e via di seguito. In questo nuovo scenario basta un cellulare (che non sia proprio da buttare) per registrare una scena televisiva e mandarla in rete agli amici, che - se vogliono - la rimandano ai loro. E via di seguito. Risultato: le immagini delle partite che le televisioni hanno pagato cifre da capogiro vengono riprodotte e diffuse in maniera esponenziale e del tutto gratuita. E senza interruzioni pubblicitarie. E senza che uno debba sorbirsi tutte le fasi inutili del gioco. Ovvio che la FIFA - l'organizzatrice dei mondiali - si preoccupi: essa sostiene infatti di occuparsi del calcio. In realtà si occupa di far soldi vendendo il calcio alle televisioni. Ed è ovvio che anche queste ultime si preoccupino, perché se le immagini del calcio - su cui realizzano i loro profitti - vanno in giro gratis, addio profitti.

Ecco spiegato come mai la notizia delle ultime ore è che la FIFA e alcune televisioni hanno fatto ricorso contro il socialnetwork Twitter che, mediante una app gratuita chiamata Vime, permette di riprendere scene - televisive o dal vivo - della durata di 6 secondi e mandarle in giro gratuitamente. Due dati per comprendere la portata del fenomeno. Oggi, su Twitter, la novità è l’apertura dell’account di Angel Di Maria [attacante dell'Argentina, ndr] in panchina nella finale contro la Germania. Tre soli post, 13.900 follower e una ventina di altri account, ovviamente falsi. Quello vero è @DiMariaAF. Una vignetta, subito virale, riassume infine questi mondiali. Sotto una teca in vetro, la coppa morsicata. Blatter, furioso, urla: “Suarez!”. (ANSA, 13 luglio 2014). La finale Germania-Argentina è l’evento sportivo più seguito nella storia di Facebook con 280 milioni di interazioni (primaonline.it, 13 luglio 2014) Aspettiamo i dati dei selfie di Angela Merkel con giocatori e tifosi, ma siamo disposti a credere che siano più alti di quelli relativi alle ultime elezioni, anche perché il voto non può essere ritwittato.

L'aspetto più importante dell'intera vicenda, però, è ancora la scomposta reazione della FIFA e delle televisioni alle prese con la diffusione gratuita delle immagini. Ossia con un fenomeno del tutto nuovo nella comunicazione mondiale. Nuovo, ma non imprevedibile. Si può infatti leggere in un libro di qualche anno fa, Snow Crash, di Neal Stephenson, questo dialogo in cui l'interlocutore fa presente a L. Bob Rife - monopolista televisivo alle prese col mercato coreano: «Ma non c'è un governo troppo forte, in Korea? Potresti scontrarti con una selva crescente di regolamenti, da quelle parti» L. Bob Rife si mise a ridere. «Sai, stare a guardare le autorities addette ai regolamenti mentre cercano di mantenere il mondo in gabbia è il mio sport preferito».

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