I piedi sulla luna di Edgar Mitchell L'astronauta che credeva agli Ufo
Edgar Mitchell è morto il 4 febbraio in Florida, in un ospizio di Palm Beach, a 85 anni. È stato il sesto essere umano ad avere messo piede sulla Luna, uno dei pochissimi che hanno avuto la fortuna di vivere questa esperienza straordinaria, nel vero e proprio senso della parola. Aveva fatto parte del modulo lunare dell’Apollo 14 ed era nell’equipaggio di riserva dell’Apollo 16. Il 5 febbraio avrebbe festeggiato il 45esimo anniversario del suo allunaggio, avvenuto nel 1971.
La testimonianza di Edgar Mitchell. Qualche anno dopo l’escursione lunare, nel 1997, Mitchell raccontò ai giornalisti: «Per me quella missione era il culmine del mio essere. Cosa posso imparare da questo? Che cosa stiamo imparando? Questo è importante, perché credo che ciò che stiamo cercando di fare sia scoprire noi stessi e il nostro posto nel cosmo, che non conosciamo. Lo stiamo ancora cercando». E ancora: «Da lassù sviluppi un'istantanea consapevolezza globale (...), un'intensa insoddisfazione per lo stato del mondo, uno stimolo a fare qualcosa per migliorarlo. Dalla Luna la politica internazionale appare qualcosa di così modesto. Vien voglia di acchiappare per la collottola un uomo politico, trascinarlo su per un quarto di milione di miglia e dirgli: guarda giù, figlio di un cane».
Un astronauta sui generis. Mitchell, però, non era come gli altri astronauti: non credeva che la scienza potesse spiegare ogni cosa. L’esploratore spaziale nato a Hereford, nel Texas, era un appassionato di teorie cospirative e pseudoscientifiche. Edgard, ad esempio, era convinto che gli alieni avessero visitato la Terra e che fosse merito loro se la Guerra Fredda non era deflagrata in un vero e proprio conflitto. Credeva con altrettanta fermezza che i governi dei vari Paesi, a conoscenza di questo fatto, stessero cercando di occultare l’informazione. Aggiungeva, però, che si trattava di convinzioni personali, non maturate sulla base di prove concrete. Ma non è tutto: Mitchell credeva nell’autenticità della foto presentata da un ufologo nel 2015 sulla presunta caduta di alcuni extraterrestri a Roswell - in realtà si trattava di una mummia -, diceva di essere stato curato a distanza da un ragazzo canadese, che avrebbe fatto scomparire un cancro ai reni (mai diagnosticato), e sosteneva di riuscire a comunicare telepaticamente, tanto che volle condurre un esperimento.
L’esperimento telepatico. L’esperimento si tenne durante il viaggio di ritorno dalla Luna alla Terra, nel 1971. Mitchell voleva trasmettere per via telepatica l’immagine di una delle carte Zener, un mazzo creato negli anni Trenta da Karl Zener, appunto, per essere usato nella parapsicologia. Mitchell disegnò quattro tabelle di 25 numeri, scelti casualmente da uno a cinque, ai quali assegnò uno dei cinque simboli del mazzo Zener. L’astronauta voleva infatti comunicare alla Terra i simboli, visualizzandoli nella sua mente. Probabilmente, Mitchell aveva concordato un orario nel quale quattro persone avrebbero cercato di indovinare i simboli. Sfortuna volle che la navicella si staccasse dalla superficie lunare 40 minuti dopo l’orario previsto, così i “ricevitori” cercarono di indovinare le immagini prima ancora che Mitchell cominciasse a pensarci. Una volta tornato a casa, Edgar risolse il pasticcio affermando che si era trattato di un «esperimento di precognizione».
Mitchell, uno dei pochi. Edgar Mitchell divenne ben presto un personaggio scomodo per la NASA, che fu costretta a dichiarare di non essersi «mai occupata di Ufo» e di non essere mai stata «coinvolta in nessun genere di secretazione in tema di vita aliena su questo pianeta o in alcun altro luogo dell' universo». Nel 1972 l’agenzia spaziale smise di essere il datore di lavoro di Mitchell. In ogni caso, che fosse un folle o un visionario, l’astronauta sarà sempre ricordato per avere passeggiato in un luogo inattingibile alla quasi totalità del genere umano.