Pizzeria Gabanelli

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Mi sono innamorato di questo ‘foglio’ online perché Ettore Ongis mi ha detto subito: qui spieghiamo le cose ai lettori e bandiamo pessimismo e catastrofismo. ‘Promosso’, mi sono detto, sperando al contempo di meritarmi anche io lo stesso. È per questo che voglio aprire per chiuderlo nel più breve spazio-tempo possibile l’argomento pizza. Tutti sappiamo del servizio allarmistico lanciato da Report lo scorso 5 ottobre dal titolo ‘Non bruciamoci la pizza’. La provocazione di Milena Gabanelli si è spinta ben oltre i presunti pericoli da sbruciacchiamento di uno dei piatti più amati dagli italiani, arrivando a concludere che a causa di ingredienti non sempre ‘certificati’ manca poco che rischiamo la vita. Ora, capisco bene le lodevoli intenzioni del giornalismo d’inchiesta ma il sensazionalismo fondato su un argomento francamente risibile mostra la corda di una tendenza all’esagerazione di cui anche i media sono talvolta cassa di risonanza. Ormai anche di fronte a qualche giornata di pioggia si invocano le ‘bombe d’acqua’, se fa un po’ caldo è ‘allarme siccità’ e basta qualche fiocco di neve per sentirsi drammaticamente stretti in una ‘morsa di gelo ’.

Tornando alla pizza assassina - vi piace chiamarla cosi? -  sembra che l’allarme non esista affatto: parola dell’Istituto Zooprofilattico che ha subito fatto analisi a campione in varie pizzerie di Napoli. Quindi tranquilli, il gioiello gastronomico voluto dalla regina Margherita e che per questo porta il suo nome può ancora essere vanto e gloria italiana senza che questo mini la nostra salute più di quanto possa fare il semplice respirare ogni giorno. In realtà una sempre più invasiva morale sociale tende a far credere che sia non solo possibile ma addirittura auspicabile vivere in una specie di ‘torre d’avorio’ , un universo sterilizzato e incontaminato dove i ‘cattivi’ di ogni tipo , dai germi ai ladruncoli, non possano avere accesso. Questa è una fiction bella e buona, la falsificazione ragionata ( o irragionevole? ) della realtà, la pretesa assurda di immaginare che un certo modello sociale sia la panacea di tutti i mali passati, presenti e futuri, a dispetto di tutti gli ‘ imbecilli’ che ci hanno preceduto. In poche parole non si sa perché crediamo in questa nostra epoca di saperla sempre ‘molto più lunga’ di chiunque e di avere in tasca ricette di salubrità, tutele di vario genere, monitoraggi perfetti su qualsiasi aspetto della vita. Come se questo potesse migliorare la qualità di un’esistenza quasi con impeto e impegni escatologici.

A me invece fa impressione e mi spaventa il fatto che si pretenda di indicarmi quasi quasi qual è il modo più europeisticamente esatto di stare in bagno. Una iperbole a cui ci stanno abituando e alla quale stiamo arrivando, con la scusa che le emorroidi o la diarrea sono un costo sociale. Un pervasività sociale pazzesca e a me finora sconosciuta. E quanto alla pizza con il beneplacito della Gabanelli rincarerò le mie abbuffate, non me ne fregherà un piffero se ha il fondo abbrustolito e la farò mangiare di gusto ad amici e parenti. Forte del fatto che ho sempre creduto che a far male sia più la padella della vita rispetto a quella della cucina.

Si sa, ho l’anima del killer.

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