Una contrada che sembra un presepe

Ripa Alta di Gromo è tutta qui Ma c'è nato un talento di bike trial

Ripa Alta di Gromo è tutta qui Ma c'è nato un talento di bike trial
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Poche case tra i prati, tra le quali “Ca’ di Bernarc”, ove nacque monsignor Luigi Morstabilini, che fu vescovo in Brescia. Una chiesetta cinquecentesca dedicata alla Santissima Trinità e, poco oltre, la minuscola contrada “Maschere”, dove oggi vive una sola famiglia, quella di Giulivo Bonetti. Ripa Alta di Gromo è tutta qui. La contrada d’inverno, ormai è vicino, è come un presepe. Mulattiere e sentieri sono ricoperti da un manto immacolato e il fumo che esce dai camini delle poche case abitate sembra il respiro degli antichi cascinali, tra i prati sui pendii del monte, molti dei quali, per gran parte dell’anno, sembrano morti: sono invece come in letargo e si risvegliano nei periodi di vacanza quando alcuni degli abitanti di un tempo, o i loro figli, vi ritornano. Dopo una nevicata gli abeti dei boschi intorno ai prati sembrano innumerevoli alberi di Natale e, quando si alza la luna, tutto il paesaggio si tinge d’argento. Dietro la contrada, a Nord, si stagliano le possenti moli del Redorta e del Coca mentre di fronte, verso Est, si allunga la sagoma arrotondata del Monte Calvera, sulle cui pendici si adagia la boscosa valle Sedornia, anticamente dedicata al Dio Saturno.

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07 casa di Bernarc
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08 contrada Maschere
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Gabriele Visini, campione di Bike Trial. A Ripa Alta, in una confortevole casa appena sopra “Ca’ di Bernarc”, vive la famiglia di Luigi Visini, operaio ora pensionato e fine scultore del legno. Suo figlio Gabriele, 19 anni, frequenta il primo anno dell’Università a Dalmine, facoltà di ingegneria meccanica. Gabriele è anche un campione di Bike Trial e dice in merito: «È uno sport che mi ha appassionato sin da quando frequentavo le elementari. Sostenuto anche dai miei genitori, Luigi e Libera, mi sono via via allenato nei boschi circostanti o sul greto del torrente Acqualina e sono così riuscito a conseguire, nelle diverse gare della specialità cui ho partecipato, risultati ragguardevoli». Gabriele, infatti, si è laureato campione italiano della categoria Expert nel 2010, campione italiano nella categoria Junior nel 2014 e, nello stesso anno, si è aggiudicato il titolo Junior di Coppa Europa. Quest’anno, per motivi di studio, si è concesso una pausa. Proprio di recente, comunque, accompagnato dai suoi familiari, ha voluto raggiungere – parte in bici e parte portandosela  a spalle - i rifugi delle Orobie: L’Alpe Corte, e poi via via i rifugi Laghi Gemelli, il Brunone, il Rifugio Coca-Merelli e, più a monte, il Lago di Coca. Quindi i rifugi Curò, Barbellino e, in valle di Scalve, l’Albani. «Scopo di questo mio impegno – continua Gabriele, quello di far meglio conoscere lo sport che mi appassiona e, contemporaneamente, diffondere la conoscenza delle bellezze che le nostre montagne racchiudono, a mio avviso ancora poco conosciute».

Storia d'altri tempi. Gabriele è nato a Ripa Alta l’1 gennaio 1996. Allora alla contrada sopra Gromo si giungeva seguendo la mulattiera della Portula, che partiva da “Ca Zanei”, percorribile solo con fuoristrada. Per cui, avute le doglie, la signora Libera dovette partorire in casa, da ostetrico suo marito Luigi.  Ricordando l’avvenimento Libera, non senza un pizzico di emozione, racconta : «Erano più o meno le 17,30 quando ho avvertito i sintomi delle doglie. Ho subito chiamato mio marito Luigi che si accingeva a scendere a Villa d’Ogna, dove lavorava. Tutto comunque è precipitato, Gabriele ha avuto fretta di venire alla luce e l’ho partorito in casa. Eravamo soli e Luigi si è dovuto improvvisare ostetrico. Mi ha aiutato a far nascere il figlioletto, lo ha tenuto a testa in giù per un attimo, gli ha dato una piccola pacca sul sederino, quasi una carezza, e, felici, subito dopo - erano più o meno le 18,15 -, abbiamo udito il primo vagito. Quindi Luigi ha provveduto, con sangue freddo e una certa perizia, a tagliare il cordone ombelicale e a legarlo. Abbiamo avuto paura di non farcela, la Provvidenza, alla quale ci siamo rivolti con tanta fede, ci ha assistito». Il piccolo Gabriele pesava ben quattro chilogrammi. Dopo la nascita la discesa in fuoristrada presso l’ospedale San Biagio di Clusone, per le cure del caso e quindi il trasporto al Reparto di pediatria e al Nido dell’ospedale di Alzano. Dopo alcuni giorni di degenza il ritorno a casa, lassù a Ripa Alta, dove ad attendere felici mamma e il nuovo arrivato c'erano le due sorelline di Gabriele, Romina e Daniela, al tempo di 9 e 8 anni. L’avvenimento è poi stato raccontato, dalla famiglia Visini, anche in televisione, il 18 febbraio 1996, negli studi romani di Rai 2, nel corso della trasmissione Mattino in famiglia, condotta da Paola Perego e Massimo Giletti.

012 Famiglia Visini 1996
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013Gabriele Visini con mamma e papa
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015 Laghetto Coca
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016 Rifugio Albani (2)
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017 Rifugio Albani
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018 Rifugio Alpe Corte
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019 Rifugio Barbellino
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020 Rifugio Brunone
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021 Rifugio Coca
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022 Rifugio Curo
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023 Rifugio F.lli Calvi
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024Rifugio Laghi Gemelli
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Lo spopolamento. A Ripa Alta di Gromo, così come in tante altre località montane della bergamasca, non ci sono soltanto comignoli che fumano d’azzurro e stelle che luccicano benevole o minuscoli campanili che dialogano con il cielo. L’altra faccia  della poesia è il dramma della montagna, che si chiama spopolamento. Lassù lo spopolamento si è verificato soprattutto dopo il secondo conflitto mondiale. Dice in merito Luigi Visini: «Tra Ripa Bassa e Alta negli anni cinquanta vivevano dalle 300 alle 400 persone, settanta delle quali erano concentrate nella borgata “Maschere”. C’erano due scuole, entrambe nelle adiacenze delle chiese, e c’era anche un parroco che trascorreva nella contrada tutto l’anno: sei mesi a Ripa Bassa e sei a Ripa Alta. L’ultimo parroco fu don Malachia Carminati, poi divenuto parroco di Gromo. La gente se ne è andata anche per la mancanza di una strada che collegasse la contrada con il fondovalle, strada costruita quando ormai era troppo tardi. Ora tra Ripa Bassa e Alta vivono poche decine di persone, tenacemente abbarbicate alla loro terra». Continua Visini :«Purtroppo con la gente da Ripa  se ne sono andati “pezzi”  di civiltà  legati alla vita in montagna, a un certo modo di affrontare il mondo. Anche qui, come altrove, sono in parte spariti tanti aspetti della cultura montana, dall’alpeggio all’arte di fabbricare il sapone, dalla conoscenza delle erbe “buone” dei prati e dei pascoli, al modo giusto di “coltivare” il bosco. Noi anziani ancora conserviamo parte di queste conoscenze, ma i giovani, lontani per motivi di studio o di lavoro, avranno la pazienza e l’opportunità di apprenderle e trasmetterle poi alle future generazioni?».

 

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Per Ripa Alta. A Ripa Alta si può salire a piedi seguendo la mulattiera della Portula, che inizia nel centro storico di Gromo. Si cammina per poco più di un’ora tra prati ben tenuti, ammirando panorami mozzafiato. Si sfiora la chiesetta di Santa Maria, a Ripa Bassa, dove si trova l’azienda agricola di Giacomo Peroni. Quindi si passa accanto a “Ca Zanei”, azienda agricola della famiglia Burlandi, per giungere infine a “Ca’ di Bernarc”, agriturismo della famiglia Visini. In tutte tre le aziende si possono acquistare latticini e salumi di ottima qualità. Presso l’agriturismo Visini è anche possibile pranzare, previa prenotazione (tel. 0346/ 41392). Da Ca’ di Bernarc si raggiunge in pochi minuti la chiesetta cinquecentesca dedicata alla Santissima Trinità e, poco oltre, la contrada "Maschere", oggi abitata stabilmente da una sola famiglia. Per chi non se la sente di camminare, Ripa Alta e Maschere sono oggi raggiungibili anche in auto, seguendo la strada che ha inizio nella contrada di Bettuno Basso, a Gromo.

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