Se qualcuno pensava che si sarebbe ritirato a vita privata, si sbagliava di grosso: domenica 20 luglio, a una cena a Treviglio a cui erano presenti diversi forzisti, c’era anche l’ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni. Il momento è stato l’occasione per presentare, su intermediazione di Francesco Gatti, il “Movimento per un’Italia migliore” (Pim), per tornare alla politica attiva.
Un nuovo movimento
I dettagli della sua partecipazione alla serata, in cui si festeggiava il compleanno di Miriam Nembrini, la segretaria di Azzurro donna per la Bassa, sono riportati oggi (martedì 22 luglio) dal Corriere Bergamo. Il suo Pim nasce dalla Confederazione Esaarco, che riunisce agricoltori, artigiani e commercianti e ha quattrocentomila iscritti. Di questi, un migliaio sono stati eletti come consiglieri comunali. Per il momento, non c’è la volontà di lanciare un vero e proprio partito, ma quella di essere un «movimento di animazione sociale», come l’ha definito lo stesso Formigoni.
Un movimento che guarda «ai valori dell’uomo, alla dignità della famiglia e alla promozione di una cultura dei giovani». Giovani che, per l’ex governatore, devono essere riavvicinati in qualche modo alla politica. Per lui, va riformata la legge elettorale, perché adesso si vota il partito, non la persona: «Bisogna reintrodurre il voto di preferenza, così io posso scegliere te che so come ti chiami, dove vivi e posso venirti a disturbarti. Oggi a chi mi rivolgo? Al segretario di partito che sta a Roma e neanche mi conosce?» ha spiegato al Corriere.
«Non escludo di candidarmi»
Pare che al suo gruppo, almeno a suo dire, abbia già voglia di iscriversi tanta gente. Ma lui, Formigoni, passato dalla Democrazia cristiana a Forza Italia, oggi non è iscritto ad alcun partito e ha affermato di non essere interessato ad alcuna elezione, né per quest’anno né per il 2026. Comunque, non ha escluso in futuro di candidarsi, anche se adesso ha già 78 anni.
Nel corso delle sue dichiarazioni, ha elogiato Giorgia Meloni, perché con le sue politiche avrebbe portato stabilità nel nostro Paese, mentre forse un po’ a sorpresa ha esposto delle critiche nei confronti di Regione Lombardia. In particolare, per come dopo di lui è stata gestita la sanità, rivendicando la sua apertura ai privati e sostenendo che dopo la sua amministrazione, però, il settore andava seguito con più attenzione. Le osservazioni, però, non erano tanto rivolte all’attuale Giunta di Attilio Fontana, quanto piuttosto a quelle che ritiene delle poco brillanti gestioni che l’hanno preceduta.
Rispetto all’inchiesta di Milano, da buon ex forzista ci è voluto andare cauto, rivelando tra l’altro che avrebbe detto al sindaco Giuseppe Sala di non dimettersi: «Se ne sa ancora poco, certo quello che viene proclamato dai pm è gravissimo, ma voglio vedere le carte. Fino ad allora, il giudizio va sospeso e nessuno può essere condannato se non sulla base di prove sicure».