Una pioniera dai grandi sogni

Sapete chi era Amelia Earhart? Ipotesi (e silenzi) sul suo destino

Sapete chi era Amelia Earhart? Ipotesi (e silenzi) sul suo destino
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Amelia Earhart era una donna dai grandi sogni. A ventitré anni si mise in testa di voler diventare un’aviatrice e ci riuscì, nel 1928. Il volo le piaceva talmente tanto che osò desiderare ancora di più. Voleva essere la prima donna a fare il giro del mondo in aereo. Nel maggio 1937 decollò da Oakland insieme al copilota, Fred Noonan. Nel mese di luglio, quando ormai avevano quasi completato la loro missione, i due scomparvero nell’Oceano Pacifico.

L’ipotesi del TIGHAR. Le ipotesi formulate nel corso degli anni sono state diverse. Il TIGHAR (The International Group for Historic Aircraft Recovery) sostiene che Amelia e Fred si siano schiantati sull’isola di Gardner, ora nota come Nikumaroro, un atollo disabitato nella Repubblica di Kiribati. Secondo il gruppo statunitense, i piloti sarebbero sopravvissuti all’incidente. Come prova a sostegno della teoria, il TIGHAR menziona un gruppo di ossa che sono state trovate sull’isola nel 1940 dall’ufficiale inglese Gerald Gallagher, ossa che oggi sono però irreperibili. Su Nikumaroro sono stati inoltre trovati degli oggetti che potrebbero essere appartenuti a Amelia: una scarpa da donna, una bottiglia vuota e una scatole per il sestante, il cui numero di serie corrisponde al tipo che veniva usato da Noonan.

L’ipotesi Spink-Kinney. L’ipotesi alternativa a quella del TIGHAR, sostenuta da Dick Spink e Les Kinney, afferma che Amelia e Fred sono atterrati sull’atollo di Mili, nelle isole Marshall. Spink e Kinney enfatizzano il ritrovamento di alcuni pezzi di metallo corroso, che al momento sono in laboratorio per essere analizzati. I due affermano anche di essere in possesso di una prova decisiva che rivelerebbe come i piloti siano stati catturati dai giapponesi e siano morti in prigionia, mentre il governo statunitense, al corrente della vicenda, si asteneva dall’intervenire.

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La cattura da parte dei giapponesi. Le truppe giapponesi che avrebbero catturato Earhart e il compagno avrebbero viaggiato su una nave da trasporto diretta all’isola di Saipan, dove il Giappone aveva una grande base militare, durante la Seconda Guerra Mondiale. L’imbarcazione trasportava munizioni e, infatti, su Mili sono stati scoperti dei resti che potrebbero essere ricondotti alla nave giapponese. I militari avrebbero dunque trovato Amelia e Fred e li avrebbero resi prigionieri, perché sospettati di essere delle spie americane. Qualcuno dice che i piloti siano stati tenuti su Saipan fino alla loro morte.

Il parere di Wally. Nel 2009 il cugino di Amelia, Wally Earhart, ha dichiarato che il governo statunitense ha continuato a tenere sotto segreto la verità sulla sorte della coppia, affermando che i due sono morti sotto la custodia giapponese, sull’isola di Saipan. Earhart, che non ha rivelato le sue fonti, è convinto che Noonan sia stato decapitato, mentre Amelia è morta poco tempo dopo di dissenteria e di altre malattie. Kinney, inoltre, pensa che l’aereo Electra di Amelia sia stato gettato in un pozzo gigante insieme a velivoli giapponesi dai marines americani, dopo la fine della guerra. Oggi il pozzo si trova sotto una pista d’atterraggio che viene ancora usata. I ricercatori stanno cercando di ottenere il permesso di scavo.

La valigetta di Amelia. Thomas E. Devine ha servito nel servizio postale dell’Esercito. Ricorda una lettera, spedita dalla figlia di un ufficiale giapponese, la quale sosteneva che il padre era il responsabile della morte di Amelia. Sono perfino circolate delle voci, da parte delle truppe americane che atterrarono su Saipan dopo la guerra, secondo cui sarebbe stata trovata una valigetta contenente i documenti di volo di Amelia. Il marine Wallack, in particolare, faceva parte di un gruppo che aveva il compito di fare saltare in aria un rifugio giapponese. All’interno il soldato trovò una valigia contenente la bussola di Amelia, il suo passaporto, mappe e altri documenti personali. Affidò l’intero contenuto a un ufficiale di alto grado. Secondo Kinney, la valigetta è stata spedita a Washington, nel luglio o nell’agosto 1944. Probabilmente è stata inviata alla Casa Bianca e poi in qualche cassetta di sicurezza della marina, per essere distrutta.

 

 

Le ossa scomparse. Kinney crede che, sempre nel 1944, due marine hanno dissotterrato una tomba, per ordine dell’Intelligence, in un vecchio cimitero cattolico di Saipan. Hanno trovato gli scheletri di due persone. Quando I soldati hanno chiesto al superiore cosa stessero facendo, quest’ultimo avrebbe replicato: «Avete mai sentito parlare di Amelia Earhart?». Kinney ha poi aggiunto che nel 1968, quattro ricercatori di Cleveland hanno scavato nella stessa tomba e hanno portato alla luce 189 frammenti di ossa. Dopo la scoperta del DNA, i ricercatori hanno cercato di ritirare le ossa dal museo archeologico a cui sono state affidate, ma non c’erano più. «I custodi non avevano idea di cosa fosse accaduto ai reperti», dice Kinney.

Perché tutti hanno taciuto. Kinney, che è un ex agente federale, dice di avere  trovato un’altra prova che potrebbe essere quella definitiva. Per ora non vuole parlarne, perché aspetta che le sue ricerche giungano a conclusione. Lui e Spink credono che la politica, la sicurezza nazionale e l’orgoglio giapponese abbiano svolto una parte assai importante, nella vicenda che ruota attorno al destino di Amelia Earhart. I giapponesi sarebbero stati umiliati, se avessero annunciato che avevano catturato l’aviatrice, anziché una pericolosa spia, e il loro militarismo avrebbe perso credibilità. Gli americani, dall’altra parte, non potevano intervenire, senza infrangere il codice diplomatico e aggravare la situazione bellica. Gli alti gradi militari, insomma, sarebbero giunti alla conclusione che Earhart e Noonan erano sacrificabili.