Se Alfano (sotto mentite spoglie) fosse stato in Curva al Comunale

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È un peccato. È un vero peccato che il signor Angelino Alfano, ministro degli Interni da cui dipende l’Osservatorio del Viminale, sia pure sotto mentite spoglie oggi non fosse in Curva Nord, allo stadio Achille e Cesare Bortolotti di Bergamo.

Se ci fosse stato, forse avrebbe finalmente capito che cosa sia l’Atalanta, come ha detto il suo allenatore Edoardo Reja; che cosa siano la passione, l’amore, l’entusiasmo che i tifosi di questa squadra riescono a trasmettere a questa squadra e alla sua gente.

La commovente dimostrazione d’affetto con la quale i bergamaschi hanno salutato Gianpaolo Bellini, al passo d’addio, è stata un mix di sentimenti veri, di sentimenti forti che il Capitano ha racchiuso in quelle lacrime non trattenute, seduto a cavalcioni sotto la Curva, allargando le braccia per abbracciarla tutta.

Dalla favola Leicester all’omaggio a Bellini, un invisibile filo d’acciaio in questi giorni unisce i cuori nel pallone: si chiama emozione. Parola sconosciuta ai burocrati romani che hanno fatto la figuraccia che hanno fatto prima del Chievo e anche ai farisei di Bergamo: ce n’erano alcuni pure oggi, in tribuna d’onore, facce di bronzo che non hanno mosso un dito quando si trattava di difendere i diritti dei tifosi della Curva Nord, criminalizzata da uno Stato iniquo, eppure più forte e più viva che mai.

La stessa Curva Nord che ha lavorato per tutta la settimana, preparando lo spettacolare tributo, degno di Bellini. Dopo la partita, le sue parole sono state toccanti, andando dritte al cuore di tutti. Né retorica né enfasi: semplicemente, ciò che il Capitano sentiva di dire, al momento giusto nel posto giusto, davanti a quelle migliaia di sciarpe con il suo nome levate al cielo, contando dentro di sé le 435 partite giocate con la stessa maglia, sino a stamparsela sulla pelle.

Non ne avevano bisogno, eppure, oggi pomeriggio, Antonio Percassi e l’Atalanta hanno avuto una nuova conferma di quale sia il loro patrimonio più prezioso e più unico che raro: sono questi tifosi che da un anno e mezzo a questa parte hanno resistito a tutto, alle vessazioni, ai linciaggi mediatici, alle provocazioni di Stato, spingendo letteralmente la squadra alla quinta salvezza consecutiva.

Lo ha detto anche Bellini: che uno giochi nell’Atalanta per vent’anni o per sei mesi, non importa. Importa ci sia sempre questo amore, questa passione, questo attaccamento che una volta di più Bellini ha misurato su se stesso e non dimenticherà mai. Ditelo, ad Alfano.

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