Dal Marchese de Sade a Rimbaud

Se anche i poeti sono mascalzoni Elenco di letterati fuori dagli schemi

Se anche i poeti sono mascalzoni Elenco di letterati fuori dagli schemi
Pubblicato:
Aggiornato:

Recentemente Il Giornale ha riportato in auge una questione interessante: i grandi poeti sono anche grandi persone? Lo spunto nasce da una vecchia intervista a Roberto Bolaño, scrittore scomparso nel 2003, durante la quale gli si fece notare che «la letteratura non è il tempio dei buoni sentimenti; è anche un covo di odi e rancori». Egli rispose: «Un bravo scrittore, di norma, è una brava persona. Mi pare sia stato Borges a dirlo. I buoni scrittori che sono cattive persone rappresentano un'eccezione. A me ne viene in mente solo uno, Louis-Ferdinand Céline: un grande scrittore e anche un figlio di puttana. Un essere abietto». Da questa affermazione si dipana un’indagine, che va a vagliare le esistenze di poeti, romanzieri e filosofi: tra i grandissimi, quanti erano i mascalzoni? Si scopre allora un'interessante galleria di piccole e grandi meschinità.

Eschilo
Foto 1 di 4

Eschilo

Dante
Foto 2 di 4

Dante Alighieri

Miguel de Cervantes
Foto 3 di 4

Miguel de Cervantes

Seneca
Foto 4 di 4

Seneca

Quelli con le beghe con la legge. Sono diversi gli scrittori che hanno avuto problemi con la legalità. Cervantes, uno dei più grandi in assoluto, iniziatore del romanzo moderno, era stato diverse volte in galera: per illeciti amministrativi, per lesioni personali, e per sospetto omicidio. Proprio in cella aveva creato il suo capolavoro, il Don Chisciotte. Ma si trovano esempi anche scavando in un passato ben più arcaico: Eschilo, uno dei padri della tragedia greca, vissuto tra il sesto e il quinto secolo avanti Cristo, fu processato per empietà a Gela, per aver rivelato i segreti connessi alla celebrazione dei misteri eleusini. Celebre poi la doppia faccia di Seneca: moralizzatore nelle sue opere, nella vita era consigliere di Nerone, arricchitosi a dismisura anche attraverso l’usura. Sappiamo tutti che Dante fu costretto all’esilio nel 1302: guelfo bianco, venne condannato al rogo per non aver pagato la penale di 5mila fiorini comminatagli dai guelfi di parte Nera. Per sottrarsi lasciò Firenze, per sempre. Non è ancora chiaro quanto fossero veritiere le accuse, è probabile che fossero pretestuose: si parlava di baratteria (peculato), concussione, frode, falsità, dolo, malizia, inique pratiche estorsive, proventi illeciti, pederastia.

Aleksandr Puskin
Foto 1 di 4

Aleksandr Puskin

Marchese de Sade
Foto 2 di 4

Marchese de Sade

Charles Marlowe
Foto 3 di 4

Christopher Marlowe

Arthur Schopenhauer
Foto 4 di 4

Arthur Schopenhauer

I violenti. Sembra di attraversare i gironi infernali dello stesso Dante, leggendo le azioni scellerate di tanti grandi letterati. Christopher Marlowe, il più grande drammaturgo inglese prima dell’avvento di Shakespeare, era un tipo parecchio collerico. Morì accoltellato in una rissa dopo aver inferno numerosi colpi ai suoi rivali. Il Marchese De Sade, colui dal quale nasce niente meno che il termine «sadismo» e tutti i suoi derivati, passò gran parte della sua vita in prigione. Fu accusato di svariati delitti: violenza sessuale, sodomia, tentativo di avvelenamento, condotta immorale, ma venne condannato solo per libertinaggio e produzione di materiale pornografico. Passò molto tempo in carcere e poi all’albergo dei pazzi, dove scrisse le sue opere più famose. Il filosofo Schopenhauer pensò bene di gettare la vicina giù dalla tromba delle scale, in seguito a una lite condominiale. Uno dei padri della poesia russa, Aleksandr Puškin, morì a soli 37 anni in un duello, per una lite dovuta a questioni di presunta infedeltà della moglie.

Charles Baudelaire
Foto 1 di 4

Charles Baudelaire

Edgar Allan Poe
Foto 2 di 4

Edgar Allan Poe

Fedor Dostoevskij
Foto 3 di 4

Fedor Dostoevskij

Honoré de Balzac
Foto 4 di 4

Honoré de Balzac

I falliti, gli ubriaconi, i sovversivi. Ma le malefatte dei poeti sono tante e diverse: Balzac dovette scappare in Italia per sfuggire alle conseguenze legali dei fallimenti imprenditoriali che lo avevano riguardato. Edgar Allan Poe era spesso ubriaco, indebitato fino al collo, inguaribile bugiardo. Baudelaire era frequentatore abituale di usurai e prostitute: condusse una vita dissoluta, facendo debiti su debiti. Dostoevskij, come lo stesso Puškin, aveva mire sovversive: fu arrestato, imprigionato e poi mandato ai lavori forzati. Per sfuggire ai creditori scappò all’estero col fratello, ma aggravò la sua situazione sperperando altro denaro col gioco d’azzardo.

Ezra Pound
Foto 1 di 4

Ezra Pound

Gabriele D'Annunzio
Foto 2 di 4

Gabriele D'Annunzio

Martin Heidegger
Foto 3 di 4

Martin Heidegger

Arthur Rimbaud
Foto 4 di 4

Arthur Rimbaud

I trafficanti d'armi e i collaborazionisti. Arthur Rimbaud, dopo aver scritto pagine memorabili, perse a un certo punto ogni interesse per la poesia. Se ne andò quindi in Africa: Egitto, Sudan, Yemen, dove iniziò a lavorare nel commercio del caffè. Con gli anni si ambientò sempre meglio e nel 1885 iniziò a trafficare armi. Anche il patriottico Gabriele D’Annunzio ne combinò di tutti colori, dal tentativo di conquistare Fiume alle fughe per scappare dai creditori: il poeta si faceva sempre pagare in anticipo per le sue opere, attese con fervore dal pubblico. Ezra Pound è un’altra figura controversa del Novecento: dopo aver scritto grandi poesie, si trovò a parteggiare per il fascismo e l’antisemitismo. Fu internato in un manicomio criminale dal 1945 al 1957. Di collaborazionismo è sempre stato sospettato anche il filosofo Martin Heidegger: il dibattito va avanti da decenni, ma nel 2014 la pubblicazione dei primi Quaderni neri, fino ad allora inediti, ha dato manforte a chi vedeva in lui un antisemita. Lo stesso Céline fu accusato di antisemitismo e collaborazionismo con il governo di Vichy. Tra esilio, carcere e confisca perpetua dei beni, morì nella più totale miseria.

Seguici sui nostri canali