Morto ieri all'età di 91 anni

Singapore, dal terzo mondo al primo Il padre dell'ascesa a ogni costo

Singapore, dal terzo mondo al primo Il padre dell'ascesa a ogni costo
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Se al giorno d’oggi Singapore è il quarto centro finanziario del mondo, uno dei primi cinque porti per attività e traffico e nel 2009 ha raggiunto la più alta concentrazione di milionari in rapporto alla popolazione lo si deve pressoché totalmente a lui. Lee Kuan Yew è stato primo ministro della città-Stato asiatica dal 1959 al 1990, ed è scomparso lunedì all’età di 91 anni. Quello che è considerato da tutti il padre-padrone di Singapore riuscì nell’intento di trasformare una piccola realtà di dominazione britannica in uno dei più importanti snodi commerciali e finanziari mondiali in soli 40 anni, portando il Paese «dal terzo mondo al primo» (che, non a caso, è il titolo della sua autobiografia ). Oggi la nazione conta 5,5 milioni di abitanti ed un PIL pro capite tra i più elevati al mondo, grazie ad una crescita media annuale dell’economia che, proprio durante il governo di Lee Kuan Yew, è stata del 7 percento.

Gli inizi. Nato nel 1923 a Singapore da una famiglia che aveva ottimi rapporti con i britannici (il nonno gli diede il soprannome di “Harry”), studiò alla London School of Economics e in seguito a Cambridge, per poi continuare in patria. Gli studi vennero interrotti dalla violenta occupazione giapponese (1942-45) che lo segnò profondamente («Ero determinato come non mai a far valere il principio che nessuno, né i giapponesi, né gli inglesi, avessero il diritto a prenderci a calci. Determinato a dimostrare che potessimo governarci da soli»). Nel 1954 fondò insieme ad altri studenti singaporiani formatisi in università britanniche il PAP (Partito di Azione Popolare), un partito populista, socialista e anti-coloniale, con il quale nel 1959 vinse le prime elezioni libere del Paese, indette a seguito della rinuncia del Regno Unito a tutti i ministeri eccetto la difesa e gli affari esteri.

Lee Kuan Yew, Deng Xiaoping
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Con Deng Xiaoping ((Xinhua/Zhang Guiyu)

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1972, assieme alla regina Elisabetta II.

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1959, con il Premier canadese di allora Pierre Trudeau( AP Photo, File)

Lee Kuan Yew, Romano Prodi
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Lee Kuan Yew assieme a Romano Prodi. (AP Photo/Plinio Lepri, File)

La federazione con la Malesia. Divenuto il primo primo ministro del Paese, accettò nel 1961 la proposta della vicina Malesia di entrare a far parte di una Federazione di Stati, che aveva l’obiettivo di aiutare economicamente e politicamente la piccola isola singaporiana. Nel 1963 gli abitanti di Singapore votarono favorevolmente in un referendum per l’ingresso nella Federazione. Il rapporto durò solamente due anni a causa dei continui scontri razziali e dei privilegi eccessivi di cui godeva la Malesia in termini economici e di risorse a disposizione. Nell’agosto 1965 un commosso Lee Kuan Yew annunciò in un discorso pubblico la separazione dalla vicina nazione, etichettandola come «un momento di angoscia che ruppe letteralmente tutto quello in cui credevamo».

 

https://youtu.be/amh93nlCdFk

 

 

Lo sviluppo di Singapore. Primo obiettivo che si pose Lee a metà degli anni Sessanta fu quello di creare un’identità singaporiana della nazione. Adottò leggi a favore del libero mercato e delle imprese, mutò radicalmente l’area urbanizzata del Paese, abbattendo le molte baraccopoli, ed approvò dure norme contro la corruzione, il controllo delle armi e la droga (introducendo la pena di morte per i colpevoli). Diplomaticamente mantenne rapporti stabili sia con la Cina che con gli Stati Uniti, tanto da insegnare nelle scuole la lingua inglese e i principi di cultura cinese, aprendo ai rapporti commerciali con tutto il mondo. La prosperità economica dell’isola giunse con la sviluppo del porto di Malacca che in pochi anni divenne un luogo strategico di passaggio di tutto il commercio mondiale. Attualmente la percentuale di povertà è bassissima, inferiore all’1 percento, grazie ad un sistema assistenziale perfetto che copre tutti gli aspetti comunitari, a volte in maniera eccessiva (negli anni Ottanta infatti venne istituita l’unica agenzia matrimoniale governativa al mondo, con lo scopo di trovare marito alle donne singaporiane istruite e nubili).

Il pragmatismo di Lee. Quello che dai più è stato etichettato come il “modello Lee” riuscì ad ottenere così tanto successo anche per i metodi duri di controllo e repressione degli avversari. Il trovarsi a capo di una nazione totalmente da costruire permise a Lee l’utilizzo sfrontato di un pragmatismo unilaterale. Nella sua autobiografia il premier di Singapore scrisse che la dominazione giapponese gli insegnò l’efficacia delle punizioni brutali nella repressione del crimine. Dato che il Paese era «una barca troppo stretta», bisognava provvedere a far fuori i dissenzienti. Venne così introdotta la possibilità dell’incarcerazione senza processo, che portò a mettere in prigione i leader dell’opposizione politica e dei sindacati contrari ai metodi di governo, inoltre intraprese una lotta serrata contro la stampa locale ed internazionale (nel 2006 Dow Jones fu costretto a pagare i danni per una rivista di sua proprietà che criticò l’operato dell’ormai pensionato Lee). Non è un caso che oggi il Paese sia al 150° posto nella classifica per la libertà di stampa, secondo i dati di “Reporter senza frontiere”.

Malaysia Singapore Lee Kuan Yew Reaction
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(AP Photo/Joshua Paul)

Singapore Lee Kuan Yew Reaction
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(AP Photo/Joseph Nair)

Singapore Lee Kuan Yew
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(AP Photo/Joseph Nair)

Singapore Lee Kuan Yew
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(AP Photo/Wong Maye-E)

Singapore Lee Kuan Yew Reaction
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(AP Photo/Wong Maye-E)

Singapore Lee Kuan Yew
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(AP Photo/Wong Maye-E)

Singapore Lee Kuan Yew Reaction
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(AP Photo/Joseph Nair)

Seng Kok Sin
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(AP Photo/Bullit Marquez)

 

Pochi reati, tante condanne. Della pena di morte per i possessori di droga o i colpevoli di rapina a mano armata si è già detto in precedenza, con il risultato che tutt’ora Singapore non ha reati di questo tipo ma ha uno dei tassi più alti di condanne a morte al mondo. Questo controllo ossessivo della vita dei cittadini lo portò a concentrarsi anche su aspetti propri della sfera privata della persone. Nel 1986 dichiarò: «Mi accusano spesso di intromettermi nella vita privata dei cittadini. Sì, se non lo facessi, se non l’avessi fatto, oggi non saremmo qui». Secondo questa teoria vennero multati nel corso degli anni i possessori di parabole satellitari, gli uomini con i capelli lunghi, i writers, coloro che non tiravano lo sciacquone del bagno o chi era sorpreso masticare un chewingum, oltre ad essere inflitte punizioni corporali a chi era etichettato come maleducato.

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