«Io alla Roma? Non c'è nulla»

Bergamo si esalta per le sue parate «Ma io non sono mai contento»

Bergamo si esalta per le sue parate «Ma io non sono mai contento»
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Dicono che i portieri sono tutti matti, lui invece è l’emblema della tranquillità. Freddo, quasi glaciale e perennemente alla ricerca del proverbiale pelo nell’uovo. Tutti lo commentiamo enfatizzando le grandi parate cui ci ha abituato e invocando una sua chiamata in Nazionale, ma basta una mezz’ora di chiacchierata con Marco Sportiello per capire le sue idee. Nella valutazione del match che fa tra sé e sé contano molto di più una serie di dettagli che, ai più, sfuggono. Il portierone atalantino, che guida la miglior difesa interna del campionato di serie A, è ancora giovanissimo, si è affacciato da poco più di un anno nel massimo campionato, ma sa già come gestirsi: critico con se stesso al punto giusto, rivede ogni sua partita appena rientra a casa e lavora per diventare sempre migliore. Sorridendo delle voci di mercato che, ormai, lo coinvolgono quasi quotidianamente.

 

Parata Sportiello amichevole

 

Dopo la sconfitta di Milano alla prima giornata lei parlava della difesa atalantina come di una grande certezza. 15 partite dopo, i numeri le danno ragione.

La mia fiducia nei compagni arriva da lontano, direi addirittura dall’anno scorso. I gol non si prendono solo per colpa della difesa, come il non prenderli non è merito solo di chi si schiera nella zona difensiva. Si gioca di squadra e si difende di squadra. Se c’è compattezza e aiuto reciproco, si possono fare ottime cose ma non bisogna mai dimenticare la fiducia che arriva dai risultati. L’anno passato, con il calendario un po’ più difficile, magari si subiva troppo e calava anche la tranquillità. Discorso inverso per questa stagione in cui continuiamo a fare punti e tutti si gioca più sereni. Io conosco molto bene i miei compagni, parliamo di giocatori affermati e di livello: mi preoccupo forse più di me stesso che degli altri.

Si preoccupa di se stesso? Questa è bella.

Cerco sempre di essere al massimo, di stare in guardia e di essere molto autocritico. Mi è capitato raramente di essere soddisfatto quasi al 100 percento di una mia prestazione. Tante volte restano negli occhi le parate, io non mi fermo solo a quelle ma cerco sempre di analizzare a fondo ogni momento del match. Lo faccio da solo, appena finita la gara quando arrivo a casa. Ma lo faccio anche con il preparatore dei portieri Biffi: si tratta di analisi molto particolari che solo chi gioca in porta può immaginare.

 

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Approfondiamo: cosa tiene d’occhio quando si rivede?

Il modo di stare in porta, di muoversi, di anticipare le traiettorie e le scelte, la posizione tra i pali, il tempismo. Sono tutti dettagli molto importanti, li consideriamo decisamente di più rispetto alle parate vere e proprie. Faccio un esempio: se sta per partire un cross, io vado a rivedere come ero posizionato e come ho scelto di muovermi: se poi quella palla finisce in tribuna o ci segnano, non c’è differenza. La valutazione della situazione è molto importante, direi necessaria per migliorare.

Giochiamo: 15 partite, scelga la migliore e la peggiore?

La gara in cui mi sono piaciuto molto è stata quella di Empoli. Non ho fatto grandi interventi, non ci sono stati tanti episodi ma nella gestione dei 90 minuti, nella concentrazione e nelle scelte che ho fatto ho trovato grande soddisfazione. Qualcosa si poteva fare meglio, ma parliamo davvero di sottigliezze. Non mi sono invece piaciuto contro la Lazio, gol di Biglia a parte. Quella punizione non l’ho vista partire, ci potevo fare pochissimo e adesso cerco di mettere meno uomini in barriera per evitare il problema. Nel complesso ci sono cose che ho sbagliato, paradossalmente più nel secondo tempo quando la Lazio non ha quasi mai tirato in porta.

 

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Si va a Verona: che gara si aspetta?

È la partita più difficile che poteva capitarci. Il Chievo è una squadra fisica, difficili da affrontare e ogni volta è una vera e propria battaglia. Pensiamo una gara per volta ma, tornando al mio ruolo, le sbavature possono capitare sempre. Contro chiunque. Non conta, ad esempio, che settimana prossima si gioca contro il Napoli: è vero, l’anno scorso ho fatto molto bene ma può succedere che dopo 30 secondi Higuain segni un gol dei suoi. O che io incappi in un errore. Ogni gara è una storia nuova. Non voglio nemmeno pensarci troppo: andiamo avanti una partita alla volta, ogni palla è sempre la prima ed è la più importante.

È il suo secondo Natale da portiere di serie A: come si vede cambiato?

Sono più maturo, certamente. Dopo un campionato intero ci sono tante cose che faccio diversamente, prima magari ero più incosciente e rischiavo qualcosa in più. Adesso ci penso e rifletto, cercando la massima concentrazione nei 90 minuti. Mi devo confermare, ogni domenica, non tanto per le parate spettacolari o per il numero di parate decisive: devo cercare di sbagliare il meno possibile.

Le voci di mercato la disturbano? Secondo qualcuno, lei è già della Roma.

Non c’è nulla di nulla. Zero assoluto. Si parla della Roma sui giornali, io ho dichiarato che è una piazza interessante ma da qui a trovare collegamenti reali o trattative concrete ce ne passa. Tante volte sorrido leggendo i giornali, ci sono un sacco di forzature e di certezze che in realtà non esistono ma sono tranquillissimo. Spesso sono cose costruite su semplici supposizioni di mercato: in porta la Juve con Buffon è a posto, mentre altre squadre come magari la Roma potrebbero aver bisogno di un estremo difensore. Ecco fatto il collegamento. Fa tutto parte del gioco ma io penso solo a migliorare e a giocare, con la massima serenità.

 

Milan-Atalanta, Sportiello

 

Giochiamo ancora: 3 punti a Verona per sognare?

Calma, calma. Non dobbiamo pensarci troppo a questi tre punti. Facciamolo a fine partita, se saranno arrivati potremo guardare in faccia la classifica e magari esaltarci. Prima però bisogna giocarla e cercare di vincerla. O comunque cercare di dare continuità ai risultati. Giochiamo con la nostra impronta e con la nostra identità: se lo facciamo, se ci riusciamo, ogni risultato si può valutare con la massima serenità.

Chiudiamo con una curiosità su Reja: lei sembra l’unico che, in campo, non è mai toccato dalle sue indicazioni. Significa che si fida ciecamente di lei?

L’allenatore è difficile dica qualcosa al portiere. A me lui trasmette molta tranquillità ma in campo lo sento molto poco. Sono anche laggiù in fondo... Ma più in generale il portiere è un ruolo un po’ particolare perché spesso negli errori ti trovi da solo. È normale, siamo l’ultimo baluardo davanti alla porta. Con i compagni di reparto è diverso, parliamo molto tra di noi anche se non ci sono interventi particolari o parate da sottolineare. Comunque siamo tutti molto uniti, indipendentemente da chi gioca c’è grande collaborazione e i risultati fortunatamente adesso si stanno vedendo.

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