Storia e aneddoti del vin brulè
Il Vin Brulé non esiste. Cioè, non ne esiste uno solo, ma infinite varianti che si sono create nel tempo seguendo usi e gusti dei periodi e Paesi di provenienza. Non c’è una ricetta che condivida da capo a piedi le stesse spezie, le quantità e le modalità di preparazione. Persino il vino è soggetto a variazioni: nonostante sia molto diffusa la versione rossa, c’è anche chi usa quello bianco. Comunque sia, questa bevanda ristoratrice rimane uno dei simboli del periodo invernale, strizza l’occhio all’atmosfera natalizia e offre sincero conforto contro il freddo pungente.
Breve storia del Vin Brulé. Il primo antenato della nostra bevanda, di cui si abbia traccia scritta, si chiamava Conditum Paradoxum. Lo preparavano gli antichi Romani e probabilmente lo avevano ereditato a loro volta dai Greci. Ne troviamo una ricetta dettagliata in quello spaccato di vita culinaria antica che è il De re coquinaria, il ricettario assemblato da Marco Gavio Apicio, il primo gastronomo della storia. Questo Vin Brulé ante litteram si preparava a partire da vino dolcificato con molto miele, poi, era speziato molto ingredienti, tra cui pepe e zafferano. Una volta ben caldo era pronto per essere offerto agli ospiti a fine pasto. Questa tradizione sopravvisse alla caduta dell’Impero, ma i medioevali lo chiamarono Ipocras, e gli attribuirono, come al solito, potenti proprietà medicinali.
Non solo Vin Brulé: in giro per l'Europa. Questo è il nome del vino speziato, ma questa tradizionale bevanda diffusa in tutti i Paesi d’Europa si può chiamare in molti modi. I francesi dicono semplicemente Vin Chaud (vino caldo) e possiedo una delle tradizioni più antiche e prestigiose in fatto di Vin Épicé. I tedeschi e gli austriaci, invece, lo chiamano Glühwein. Si trova sempre e a tutte le ore della giornata nei classici mercatini di Natale. Al prezzo di un piccola cauzione (Pfand) si ottiene una tazza che potrete riempire abbondantemente durante il vostro piccolo tour tra le bancarelle. Da queste parti non mancano mai i biscotti allo zenzero o i Lebkuchen, biscotti speziati ricoperti di cioccolato o glassa zuccherina. Ma se proprio volete calarvi nell’atmosfera locale, è meglio indirizzarsi su un Frankfurter Würstel. Le cose cambiamo nei paesi scandinavi: il Glögg, come lo chiamano qui, fu lanciato da Gustavo I, re di Svezia, nel Cinquecento. Una variante importante di questa latitudini è la fortificazione a base di rhum o vodka, per assicurarsi un grado alcolico sufficiente a combattere il freddo aggressivo. Infine, c’è la Gran Bretagna con il suo Mulled Wine. Molto popolare in inverno e durante il Christmas Time, ha subito molte mutazioni, ma nella cultura popolare rimane molto conosciuta la variante vittoriana chiamata Smocking Bishop, citata persino da Charles Dickens nel celeberrimo A Christmas Carol. Vino speziato caldo che prevede tra gli ingredienti anche del buon Porto, l’amato vino degli Inglesi.
Forse una ricetta. Anche se, come abbiamo visto, il nostro sfugge a una standardizzazione, proviamo ugualmente a dare una ricetta: in un litro di vino rosso corposo, di buona qualità, aggiungete due stecche di cannella, dieci chiodi di garofano, la scorza di un limone (se volete anche una di arancia), anice stellato e mezza noce moscata grattata. Quanto alla dolcezza 200 grammi di zucchero sono più che sufficienti, anche se dipende molto dal vostro gusto personale. Una volta mescolati gli ingredienti, ponetelo sul fuoco e scaldatelo molto molto lentamente senza mai farlo bollire. Filtrate il tutto e servitelo ben caldo.