Al secolo Rita Panzarin

Suor Indiana Jones, che in Congo ha creato un ospedale d'eccellenza

Suor Indiana Jones, che in Congo ha creato un ospedale d'eccellenza
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Photocredit Trentinosolidarieta.it

 

Al secolo si chiama suor Rita Panzarin, ma tutti la chiamano suor Indiana Jones. Classe 1946, ostetrica di professione, geometra per necessità. È una religiosa francescana che nel gennaio 1995 ha fondato una missione nel nord del Congo Brazzaville, in mezzo ai Pigmei e ai Bantu, nel cuore della foresta equatoriale. In tutto, la missione delle Francescane Missionarie del Sacro Cuore è formata da quattro donne, tre suore e una volontaria laica, che a Sembè hanno attivato una serie di progetti di aiuto e sostegno alla popolazione locale. Come vicini di “casa”, le suore hanno i cinesi che radono al suolo la pregiata foresta, che rappresenta il secondo polmone verde del mondo.

La partenza e la Provvidenza. La spinta a stabilirsi in una missione abbandonata da anni è stata data loro, a suor Rita in particolare, dal vescovo locale, il quale ha ritenuto fondamentale portare aiuti alla popolazione, che abita una delle zone più difficili da raggiungere di tutto il Paese, dove le condizioni di vita sono durissime, tanto da essere una delle regioni più sofferenti dell’intera Africa Centrale.

 

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In una vecchia intervista suor Rita ricorda il suo primo impatto con quella pare di Africa che sembrava dimenticata da tutto e da tutti: «Non c'era assolutamente niente quando misi piede per la prima volta in quei luoghi; la popolazione viveva in condizioni molto peggiori di quelle che avevo trovato in Camerun trenta anni prima, erano come le bestie. Nessuno ci credeva: i miei superiori cercarono di dissuadermi più volte, nessun sacerdote mi seguì. Solo tre consorelle, due africane ed un'indiana. Ma io lì ho trovato il Signore e il senso della mia vita».

Un ospedale d'eccellenza. Tra tutti i progetti spicca l’ospedale, che, grazie a una sconfinata fede nella Divina Provvidenza e alla solidarietà dei tanti amici di suor Rita, è diventato un centro di eccellenza, uno dei migliori ospedali di tutto il Paese. Perché suor Indiana Jones è riuscita con la sua pazienza e la sua dolcezza a coinvolgere i capi villaggio, le autorità locali, le associazioni italiane di volontariato.

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Inizialmente, nel 2004, il centro medico era poco più di una capanna, dove le suore vaccinavano i bambini e fornivano agli adulti fondamentali consigli per la prevenzione delle malattie più diffuse. Un’attività che ha conquistato gli abitanti del luogo, abituati a essere abbandonati negli anni da un numero imprecisato di missionari che non hanno resistito alle dure condizioni di vita imposte dalla foresta, a cui si sommava la quasi totale assenza di vie di comunicazione e la difficoltà di percorribilità delle pochissime piste esistenti. Con suor Rita, le cose sono andate diversamente: a colpi di machete, motosega e badile, insieme alle sue consorelle si è fatta strada nella foresta, ha raggiunto la vecchia missione abbandonata e la sua tenacia, il suo sorriso, la sua calma, le hanno dato la forza di continuare. E così i 30mila residenti della zona, poverissimi, hanno cominciato a fidarsi di queste missionarie francescane e a usufruire dei loro servizi. Man mano che gli anni sono passati le richieste sanitarie sono aumentate e l’ospedale è cresciuto.

Così oggi il Centro Sanitario don Domenico Pincelli è l’unico ospedale nel raggio di 200 chilometri, e ogni giorno accoglie tantissimi bambini, mamme e persone malate. Con l’ultimo padiglione costruito, terminato da poco, la capienza è salita da 60 a 100 posti letto, con 5 nuove stanze dedicate alla chirurgia, all’ostetricia e alla pediatria. Perché è ai bambini e alle donne con gravidanze a rischio che va prestata un’attenzione particolare, così come ai malati di Tbc, di malaria, di Aids. È un ospedale esteticamente bello, dalla tipica architettura africana, con linee essenziali e colori vivaci, tanti fiori, piante e giochi per bambini, anche se al suo interno vengono curate le ferite più dolorose di quella parte di Africa che sta assistendo alla propria estinzione per mano delle multinazionali del legno.

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All’ospedale di suor Indiana Jones c’è spazio anche per i casi di emergenza, che vengono trasportati qui da un fuoristrada attrezzato ad ambulanza che vaga per la foresta a disposizione di chiunque si faccia male. Molti pazienti sono gli operai cinesi impegnati a tagliare ettari di bosco per ottenere i tronchi da commercializzare in Cina. Perché il Congo Brazzaville è il Paese da cui Pechino importa la maggior quantità di legname (22 percento), in barba ai regolamenti governativi che vietano di esportarne più del 15 percento.

La scuola. Suor Rita, però, in Congo non ha fondato solo l’ospedale. Al suo arrivo a Sembè si è resa conto che i bambini avevano bisogno non solo di cure mediche, ma anche di istruzione. E così sotto gli alberi ha cominciato a dare lezioni ai bambini di entrambe le etnie, Pigmei e Bantu, insegnando loro a vivere le differenze non come minaccia ma come ricchezza. Il risultato è che oggi 500 bambini frequentano stabilmente la scuola, studiando insieme e cercando vie di integrazione e dialogo per costruire ponti di pace.

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