Trabelsi, il calciatore di Bin Laden
Gli occhi stretti come fessure sono gli stessi di vent'anni fa. Oggi porta la barba lunga, e si è persino rasato la testa. Sembra un altro. Ma gli occhi, no, quelli sono rimasti pieni di odio. Adesso che ha 45 anni Nizar Trabelsi è uno dei volti che scorrono in tv, scivolano sui giornali tra le pagine che parlano di terrore. Di attentati. Di uomini che si fanno saltare in aria. Un tempo era un attaccante tunisino che prometteva sui campi della Bundesliga. Trabelsi è stato condannato a dieci anni di carcere per la pianificazione di un attacco suicida contro la base militare di Kleine-Brogle, punto d'appoggio sul suolo belga dell'aviazione americana. Giovedì 17 dicembre verrà ridiscussa la sua estradizione negli Stati Uniti, dopo che la Corte europea dei diritti umani l’ha considerata irregolare e stabilito un risarcimento di 90mila euro all’ex calciatore.
Fondamentalista, amico di Bin Laden. Nel 1998 Nizar è già un fondamentalista. È in quegli anni che conosce Tarek Maaroufi, il primo cittadino belga a perdere le 2009 la nazionalità per «condotta delittuosa», non era mai successi dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Nizar finisce nel giro di Al Qaeda, conosce uomini pericolosi come Abu Qatada e Abou Hamza, intermediari dell'organizzazione terroristica in Europa. Nizar viaggia, entra in contatto con i maggiori esponenti del terrore. Fino a Bin Laden. È in Afghanistan che Nizar incontra il signore del terrore. Secondo una testimonianza dello stesso Trabelsi, un giorno, seduto in una stanza spoglia incontra Bin Laden. «Osama disse di chiamarlo "papà", che sarebbe stato come un padre per me. È per questo che lo amo». Diversi incontri dopo, Bin Laden attiva Trabelsi. Lo impiega per distruggere le statue del Buddha di Bamiyan nel marzo del 2001.
La missione, in Belgio. La missione più importante è un'altra: tornare in Belgio e farsi schiantare con un camion carico di 950 chili di esplosivo presso la base militare di Kleine-Brogle. Di mattina, nel bar pieno di soldati. L'azione viene bloccata in tempo. Nizar viene arrestato il 13 settembre del 2001, due giorni dopo l'attacco alle Torri Gemelle di New York, a seguito di una grossa azione militare condotta in Belgio. Il 30 settembre del 2003, dopo il suo arresto nel comune di Uccle, vicino a Bruxelles, Nizar viene condannato a dieci anni di carcere. Viene isolato dagli altri prigionieri, Nizar può soltanto urlare dalla cella se vuole comunicare con loro. Solo un anno dopo gli Usa chiedono l'estradizione di Trabelsi. Il resto è storia recente. Ma la battaglia legale si riapre il 17 di questo mese, una battaglia che Trabelsi combatterà con l'avvocato Alexandre Château, lo stesso che ha difeso Abdelhamid Abaaoud, il cervello delle operazioni terroristiche di Parigi del 13 novembre scorso e che è stato poi ucciso a Saint-Denis.
La vita da calciatore. Tutta questa storia, però, non può essere assurda senza l'inizio. Nizar Trabelsi è ancora un ragazzo, ha sogni, qualche progetto, e - indovinate un po' - la passione per il calcio. Cresce in una famiglia povera, a Sfax, un piccolo porto tunisino. Lì c'è il mare, il vento soffia caldo e pacifico. La famiglia di Nizar è povera, ma si guadagna da vivere onestamente. Non girano libri a casa di Nizar, il pallone invece sì. A pallone ci giocano sempre tutti. Solo che Nizar è bravo, coi piedi ci sa fare. Così uno zio che sta a Düsseldorf gli dice: «Perché non viene a fare qualche provino qui, puoi avere un futuro». Nizar ci va, e lo vedono quelli dello Standard Liegi, che gioca la Serie A belga. Un anno soltanto, ma un anno importante perché poi Nizar va in Germania, va a giocare in Bundesliga, al Fortuna Düsseldorf, e sembra davvero una storia bellissima. Invece no. Alcol, droga, il declino inizia sempre così. Per quelli di Al Qaeda è stato più facile reclutarlo.