Addio al cantautore degli ultimi

Tre canzoni di Gianmaria Testa più quell'indimenticabile Miniera

Tre canzoni di Gianmaria Testa più quell'indimenticabile Miniera
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Il “cantautore degli ultimi” Gianmaria Testa è morto mercoledì a 57 anni per le conseguenze di un tumore al cervello. “Gianmaria se n’è andato senza fare rumore”, si legge sul suo profilo Facebook. "Restano le sue canzoni, le sue parole. Resta il suo essere stato uomo dritto, padre, figlio, marito, fratello, amico". Tantissimi fan hanno espresso il loro cordoglio ricordando la sua attenzione per i migranti e per i poveri.

 

 

Nato in una famiglia di agricoltori a Cavallermaggiore, in provincia di Cuneo, Testa imparò la musica da autodidatta suonando la chitarra. Per anni il suo lavoro principale fu quello di ferroviere, divenne anche capostazione centrale a Cuneo. Nel frattempo continuò a suonare, vincendo per due volte il Festival di Recanati nel ’93 e nel ‘94 dedicato ai nuovi talenti della canzone d’autore. Fu in Francia che Testa si impose come un moderno chansonnier. Già il suo primo disco, Montgolfières (1995), ebbe un discreto successo, seguito un anno dopo da Extra-Muros, con un crescendo di consensi che lo portò ad esibirsi all’Olympia di Parigi. Il primo disco italiano di Testa si intitola Il valzer di un giorno, uscito nel 2000. Sei anni dopo dedicò un intero album ai migranti di ieri e di oggi, intitolato Da questa parte del mare, col quale vinse il Premio Tenco. L’ultimo disco è Men at work, registrato dal vivo. Nella sua carriera Testa ha cantato in più di tremila concerti: in Europa ma anche nel resto del mondo, come in Canada e negli Stati Uniti. La critica ha paragonato lo stile di Testa a quello di Paolo Conte e Ivano Fossati. Il Corriere della Sera l’ha definito un “cantautore letterario”, apprezzato anche per l’essenzialità dei suoi testi: «Amo scarnificare il mio linguaggio, in quest’epoca di ridondanze», disse. Negli ultimi anni Testa aveva fatto anche teatro collaborando con Erri de Luca e nel 2012 aveva pubblicato Ninna Nanna dei sogni, libro edito da Gallucci editore.

 

https://youtu.be/XXpcQNF1Ik0

 

Testa aveva parlato del suo tumore con Michele Serra in un’intervista pubblicata un anno fa da Repubblica:

«Per mesi non ho detto niente perché avevo paura di rompere le scatole alla gente. Ho pudore a parlare di me. Non avevo mai messo in preventivo di diventare famoso. A parte suonare e cantare, non ho mai fatto niente per diventarlo. Ma devo prenderne atto: sono un personaggio pubblico. In molti si chiedono dove sono finito, perché non faccio più concerti. Su internet corrono le voci, si sa come è internet, dicono che sono morto, che ho avuto un ictus, che sono nascosto in una casa di cura. Sono anche affettuosi, capisco che mi cercano, che vogliono sapere di me. E alla fine mi sono reso conto che è meglio raccontare, è meglio spiegare. Ho un tumore, l’ho scoperto ai primi di gennaio. Non è operabile. Ho fatto cinque cicli di chemioterapia, il tumore si è molto ridotto. Ma i medici mi hanno detto che nei prossimi mesi devo annullare ogni altro impegno che non sia curarmi. Avere cura di me. Ed è quello che sto facendo».

 

https://youtu.be/Je7lD_iXxqA

 

Dopo aver appreso della morte di Testa, lo scrittore Erri de Luca, che gli è stato per lungo tempo amico e collega in concerti e performance, lo ha salutato con queste parole:

«Allora compagno, non ci abbracceremo più. Non abbiamo creduto ai generosi tempi supplementari dell’aldilà, perciò ci siamo abbracciati al termine delle nostre serate su un palco. Erano precedute da una cena e dal vino, che ci seguiva anche sulla pedana della ribalta. Ci siamo abbracciati, cento, mille volte, il mio braccio ha lo stampo della tua spalla, il tuo braccio della mia. Usciva, o dal fascio di luce senza inchini, salutando con il verso di una tua canzone:
e con la mano, che non veda nessuno,
con questa mano ti saluterò.
erri

 

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