Lo spreco del pane e una app
Troppo pane buttato perché invenduto? Ci pensa Breading a risolvere il problema. Si tratta di un’applicazione pensata per smartphone e per computer, che ha l'obiettivo di mettere in contatto le associazioni no-profit con i panifici. È l’idea vincitrice della tre giorni (6-9 giugno 2014) di Startup live Bergamo, iniziativa promossa dal Talent Garden per valorizzare progetti innovativi. L’obiettivo di Breading è quello di «creare un circolo virtuoso» e di «proporre un servizio con una certa metodicità», come spiega Ornella Pesenti, una delle componenti della squadra che ha sviluppato il progetto (il team è formato anche da Alessandro Maculotti, Fabio Zucchi, Riccardo Fogaroli, Florina Dumitrache, Chiara Frassolvati e Vincenzo Ferrara).
«L’idea è nata qualche tempo fa e ho deciso di presentarla all’interno di questo meeting, dove ha trovato subito un’accoglienza straordinaria», continua Ornella. «Da parecchio tempo vivo nel campo dell’associazionismo e l’idea era di creare una piattaforma che mettesse in relazione la domanda delle associazioni alle offerte dei panifici, che, a causa della crisi, chiudono bottega la sera con molto pane avanzato».
La app - gratuita - sarà disponibile entro l’inizio del 2015 e, potenzialmente, potrà essere scaricata ovunque nel mondo.
Chi ci ha già pensato. Donare il pane è conveniente per tutti: i supermercati e gli esercizi commerciali ottengono sconti fiscali grazie alle donazioni e le associazioni hanno il pane gratis. A Bologna, un ricercatore dell’Università, Luca Falasconi, ha creato Last Minute Market, società che mette in contatto i negozi di alimentari con eccedenze di ogni tipo, pane compreso, con le attività di beneficienza. Anche il comune di Roma, nel 2012, ha stanziato 150mila euro per aiutare le associazioni benefiche a raccogliere il pane invenduto. E il presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus Mario Lucchini ha stipulato un accordo a livello nazionale con il presidente della Federazione Italiana Panificatori Luca Vecchiato, per il ritiro del pane invenduto. A Bergamo, d’ora in poi, ci sarà una app.
Il pane che avanza a Bergamo. Ogni giorno in Italia vengono buttati, tra scarti della distribuzione e avanzi delle famiglie, 13mila quintali di pane, una quantità sufficiente a riempire due campi da calcio. Solo a Bergamo ne avanzano 1600 chili al giorno (4 per ogni negozio). Un bel po’ di meno dei 180 quintali di Milano e comunque la metà di quello che restava invenduto nei negozi bergamaschi nel 2008.
Le stime sono del presidente del panificatori Ascom Roberto Capello, che a L’Eco di Bergamo spiega anche quale fine fa il pane avanzato: «La maggior parte dei panificatori artigianali della città, da lunedì a sabato, cede i prodotti avanzati ad enti benefici, come ad esmpio i frati Cappuccini o i volontari di don Fausto Resmini. Oltre a questo, visto che siamo vicini a diverse zone agricole, esistono ancora gli agricoltori che cercano il pane duro per sfamare conigli o galline. Il modo per non buttare via nulla c’è».
La grande distribuzione cerca di autoregolamentarsi, anche solo per una questione di risparmio: Esselunga monitora accuratamente i consumi per minimizzare la quantità invenduta di pane fresco e Auchan di Curno ripropone il pane del giorno prima a 0.30€ al chilo, esponendo il cartello “Pane raffermo”.
Le origini della vicenda. Il problema del pane sprecato viene alla luce grazie a un’inchiesta del Corriere della Sera del gennaio 2010, che sollevava il caso relativo alla città di Milano. I 180 quintali di pane buttati ogni giorno nel capoluogo lombardo avevano suscitato le reazioni scandalizzate dell’allora ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia e del presidente della CEI, il cardinale Angelo Bagnasco.