Le loro storie, tra Italia e Usa

Il Mago, Beli "Stallone" e il Gallo I tre angeli azzurri tornati dall'Nba

Il Mago, Beli "Stallone" e il Gallo I tre angeli azzurri tornati dall'Nba
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Nel nome del basket, del tiro da tre, e dell'Nba. Lo spirito santo viene dall'America e ci ha contagiato tutti. Tutti, beh, più loro: i tre moschettieri che negli Usa ci giocano sul serio. Marco Belinelli è il trascinatore di quest'Italbasket approdata agli ottavi (che oggi, alle 14.30 contro la Serbia si gioca il primo posto nel girone). Poi c'è Andrea Bargnani, il Mago, quello che fa apparire i canestri (nostri) e qualche volta sparire quelli degli avversari. C'è il Gallo, Danilo Gallinari, il ciuffetto e il neo stampato in faccia. Sì, lo sappiamo che li conoscete già. Ma una rispolverata in vista della finali dell'Europeo, a Lille, non fa mica male.

 

MARCO BELINELLI

Germany Basketball Europeans

Lo chiamano il Sylverster Stallone del basket. Potrebbe fare Rambo o Rocky, e invece fa soltanto il Beli. Mica poco. Quando era alto così (cioè quando era un ragazzo) si svegliava la notte per vedere alla tv le finali Nba, quelle narrate come l'Odissea da Omero Flavio Tranquillo e Federico Buffa. Stava sul divano e la mamma qualche volta si alzava a ricordargli che il giorno dopo c'era scuola. È di San Giovanni in Persiceto, un paesello vicino a Bologna. Fa le giovanili nella Virtus poi passa alla Fortitudo. In pratica passa al nemico. Ma cosa vuoi, è troppo bravo per portargli rancore. A 19 anni trascina la Effe al secondo storico scudetto battendo Milano, una finale passata alla storia per un tiro (di Douglas) da metà campo. Si fa notare in Eurolega, fa sognare, e siccome agli americani piacciono questi ragazzoni che sognano, decidono di portarselo via. Lo notano in Giappone, nel 2006, durante una partita del mondiale tra Italia e Usa. Beli mette 25 punti. Il debutto in Nba con la maglia dei Golden State Warriors arriva il 30 ottobre del 2007 contro Utah. Per l'azzurro il referto recita 6 punti con 2/4 dal campo (2/3 nel tiro da tre) in 12' di gioco. Gioca a Toronto, poi con i New Orlenas Hornets, con i Chicago Bulls. È con gli Spurs di San Antonio che vince il titolo. Nessun italiano ci era mai riuscito prima.

 

DANILO GALLINARI

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Cresta alta, passione infinita, Gallinari è basket e rock 'n roll. Perché? In una notte buia e tempestosa, tra il 10 e l'11 aprile scorso, si gioca Dallas Mavericks-Denver Nuggets. Danilo nostro, ala dei Nuggets, segna 47 punti, il suo massimo storico in carriera e record assoluto per un giocatore italiano in Nba. Ma di lui hanno scritto anche di meglio. Il Post: «Gallinari en Fuego». Il New York Newsday dice: «Gallinari è un gigante». Poi c'è il problema di come si traduce Gallo in inglese, «cock», e qui - figuriamoci - è partita una campagna sull'amatore italiano di qualità. Buon per lui. Nato a Sant'Angelo Lodigiano, la notte del 2008 che a New York lo scelgono va tutto storto. Piovono fischi, qualcuno non lo vuole. «I fischi diventeranno applausi, ve lo assicuro», commenta Gallinari. È un grande tifoso del Milan. Ha fatto anche l'ambasciatore per Expo.

 

ANDREA BARGNANI

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Se lo chiamano il Mago un motivo ci sarà. Ma lui tiene il profilo basso. In un'intervista ha detto chiaro e tondo: «Sono sicuramente un gran lavoratore, senza dubbio sono un lavoratore», e se lo dice uno del basket non è come se lo dicesse un calciatore. Debutta in azzurro il 29 luglio 2007 nella vittoria per 77-59 dell’Italia sulla Turchia a Bormio, partita di preparazione per gli Europei del 2007, dove mette a segno 12.7 punti con 5 rimbalzi di media a partita. Torna in Nazionale per gli Europei del 2011, dov’è la stella offensiva della squadra, producendo 22.8 punti e 7.4 rimbalzi a gara. E ora questi. Gli ultimi due anni per Bargnani sono andati un po' così. Phil Jackson l'ha etichetto come «lavativo» dimenticandosi, forse, qualche infortunio che ha costretto il Mago a inseguire la condizione migliore. E lì, di magie, non ne puoi fare. La stampa lo ha attaccato pesantemente, ferocemente. Con un tweet, John Schuhmann, uno dei blogger di Nba.com, lo ha fatto secco: «Come può giocare ancora in Nba?». Quest'anno è passato ai Brooklyn Nets, con cui vuole riprendersi la gloria di quando era partito per l'America nel 2006 per andare a giocare nei Toronto Raptors. Ha detto stringendo i pugni: «Lo avrei fatto anche gratis perché i soldi in questo momento non hanno nessuna importanza».

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