La protesta

36 ore di sciopero della fame: così Calderoli vuole rompere il silenzio sui referendum

Il senatore della Lega: «Faremo lo sciopero della fame, perché abbiamo troppa fame di giustizia»

36 ore di sciopero della fame: così Calderoli vuole rompere il silenzio sui referendum
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Maglia del sì e scotch sulla bocca, Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato per il Carroccio, martedì 31 maggio ha deciso di iniziare lo sciopero della fame per protesta a quello che definisce un «muro di silenzio eretto intorno ai cinque referendum sulla giustizia del prossimo 12 giugno».

Ora, sono 36 ore che il leghista di vecchia data non mangia. Nel suo stomaco solo qualche caffè, molto zuccherati come sottolinea sul suo profilo Facebook, dove dichiara: «Abbiamo un’occasione irripetibile per migliorare la giustizia italiana, ma per farlo dobbiamo portare la gente a votare . Per contrastare il silenzio, abbiamo deciso di usare un metodo non violento come lo sciopero della fame di pannelliana memoria. Oggi siamo al 30% di possibili votanti, ma se ciascuno di noi porta a votare qualcuno che non lo avrebbe fatto arriveremo al 60%, ovvero al quorum. Altrimenti, davanti a noi si prospetta un astensionismo dilagante e diffuso. Hanno voluto tapparci la bocca, ma noi parleremo lo stesso». Chiosa infine con lo slogan che lo sta accompagnando in questi giorni: «Faremo lo sciopero della fame, perché abbiamo troppa fame di giustizia».

Calderoli sembra determinato a portare avanti la sua protesta non violenta fino al 12 giugno, se necessario e se le sue condizioni di salute resteranno stabili. Intanto dichiara: «Nella giornata di ieri, mercoledì primo giugno, ho ingerito solo due caffè molto zuccherati e due litri di acqua, la pressione per ora è ok, le fisiche per ora ci sono, per cui andiamo avanti così e non mollo». La sua promessa è quella di arrivare a massimo tre caffè al giorno e qualche litro d’acqua per mantenersi idratato.

Il senatore sostiene che sia stato fatto di tutto per scoraggiare i cittadini e portarli a non votare, con l’obiettivo quindi di non arrivare al quorum e rendere inutili i referendum.

I punti previsti sono cinque e su ciascuno di questi i cittadini saranno chiamati a esprimere il proprio “sì” o il proprio “no”: abolizione della “legge Severino” (scheda rossa), limitazione delle misure cautelari (scheda arancione); separazione delle funzioni dei magistrati (scheda gialla); riforma dei Consigli giudiziari (scheda grigia); abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura (scheda verde). Complice il fatto che tutti i quesiti risultino difficili da leggere comprendere anche per i giuristi e che per i cittadini risulti davvero difficoltoso trovare spiegazioni chiare, che non prevedano già interpretazioni e letture faziose dei cambiamenti proposti, i referendum non hanno ottenuto grande spazio nel dibattito pubblico, sicuramente meno di quanto Calderoli ritenga fosse necessario. A premere sul sì ai referendum sono proprio la Lega e i Radicali e per questo non stupisce che il senatore del Carroccio si stia spendendo tanto sulla questione, fino a fargli affermare: «O crolla il muro del silenzio o andrò avanti fino al giorno 12 o finché resterò in piedi».

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