Al comizio non c'è gara: Calenda scalda la Fiera, Letta non accende Piazza Dante
Idee simili, stile opposto. Il leader di Azione osa indicare una strada chiara, mentre il segretario del Pd manca di impeto
di Paolo Aresi
Hanno idee molto simili, e non si capisce perché non si siano coalizzati. Ma Calenda e Letta, ascoltati a Bergamo, evidenziano una differenza: lo stile.
Carlo Calenda in sintonia con la platea della Fiera, cinquecento posti prenotati. Letta con toni che cercano di arringare la piazza, ma che non reggono l’ambiente: Enrico Letta è un professore, la piazza la soffre, non lo esalta. Per Calenda ci sono tante persone curiose di ascoltare un progetto, delle idee, per giudicare. Per Letta sembra invece di vedere un pubblico di militanti e simpatizzanti che già hanno deciso a chi regalare il consenso.
Il discorso di Calenda si è sviluppato in maniera organica intorno a un concetto: fare in modo che Mario Draghi continui a governare (non sarà facile) per attuare il Pnrr e per difendere l’Italia e l’Europa dalla tempesta delle speculazioni in atto (caro bollette). Pnrr che non ci porta soltanto duecento milioni di euro da parte dell’Europa (la fetta maggiore è andata proprio all’Italia), ma ci indica un piano vero e proprio di crescita, dopo decenni in cui un vero piano non è esistito e si è andati avanti a spot. Un piano diviso in sei missioni che vanno dalla salute alla rivoluzione verde, dalle infrastrutture, alla scuola, alla ricerca...
Un programma che prevede di rilanciare la natalità, di realizzare infrastrutture che rendano moderno il nostro Paese, a cominciare dalle connessioni e dai servizi informatici. Un piano per l’energia (rinnovabile, nucleare) per il rilancio della sanità pubblica. «Mia moglie ha sofferto per una brutta forma di leucemia, - ha detto Calenda - è stata curata, adesso sta bene. Negli Stati Uniti avrebbe dovuto pagare un milione di euro. Qui è stata curata gratis. Anche se sei poverissimo e non hai alcuna assicurazione puoi venire curato gratis. Questo è un patrimonio di civiltà, di diritto umano, per tutti noi».
Calenda parla anche di Giorgia Meloni e non ne parla male, ma dice: «Dareste un’azienda in mano a una persona che non ha mai amministrato nulla? No, certamente no. E uno Stato è mille volte più complicato di un’azienda». E poi, dice il leader di Italia sul Serio, accanto alla Meloni c’è una sola persona di ottime capacità: Crosetto. Il resto è nebbia totale.
Calenda snocciola numeri su numeri, dimostra con le cifre che la flat tax è una presa in giro per i ceti più deboli. Dice chiaramente che il rilancio dell’Italia parte dai giovani: dalla ripresa delle nascite, dall’educazione, dalla scuola. E per fare questo afferma che la scuola è fondamentale, che lui propone una scuola fino ai diciotto anni, che coinvolga tutti i ragazzi fino alle cinque del pomeriggio. È l’esatto contrario di quanto aveva previsto la riforma Gelmini del 2010, nel governo Berlusconi, che in tre anni prevedeva di risparmiare, sulla pelle della scuola, oltre dodici miliardi di euro. E Mariastella Gelmini è lì sul palco...