Analisi dopo il voto

Centrodestra, che tonfo alle amministrative in Bergamasca! Anche uniti si perde

Hanno perso in sei dei sette Comuni bergamaschi in cui Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia si sono presentati insieme coi loro simboli

Centrodestra, che tonfo alle amministrative in Bergamasca! Anche uniti si perde
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di Wainer Preda

Che tonfo. Il centrodestra bergamasco incappa in una sonora sconfitta alle elezioni amministrative di domenica scorsa, 12 giugno. Nemmeno la massima “uniti si vince”, tanto abusata quando c’erano da oscurare fattive divisioni interne, funziona più. Non in Bergamasca, perlomeno. Nei sette comuni in cui Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia si sono presentati uniti o con i propri simboli, hanno perso in sei. L’unica eccezione è quella di Villongo, dove vince un leghista. Ma bruciano le sconfitte di Brembate Sopra (dove la Lega governava dal 1993) e Cisano Bergamasco (da sempre feudo dell’ex senatore Roberto Castelli), per mano di liste civiche. Le altre sconfitte targate, sono arrivate a Curno, Gandino, Nembro e Mozzo.

Uniti si perde

Si presentano uniti, con tanto di simbolo, e perdono. Perché? Perché i bergamaschi, al pari dei connazionali, specie di centrodestra, si stanno mostrando sempre più insofferenti verso il sistema politico incarnato da quei simboli, del tutto estraneo alle loro reali esigenze. Di partiti sempre alle prese con le beghe di palazzo, proprio, non ne vogliono più sapere. Dei tecnicismi degli organi interni dello Stato che i parlamentari non hanno saputo risolvere, non vogliono nemmeno sentir parlare: vedi risultato del referendum. Soprattutto quando il mondo reale presenta il conto, sotto forma di costo della vita, prezzi che salgono e salari che scendono, lavori sottopagati, imprese in difficoltà, energia che divora i risparmi, ricchi sempre più ricchi e classe media sempre più povera, masse operaie prossime alla schiavitù. Come biasimarli.

Nulla cambia nonostante i proclami, è il sentore della gente. Anzi va sempre peggio, aggiunge l’uomo qualunque. Ma sono loro che alla fine votano. Se è pur vero che la classe politica è l’esatta inaffidabile fotocopia del Paese, nel clima di tribolazione generale, i bergamaschi scelgono di confermare i sindaci uscenti che hanno lavorato bene, per la loro gente. Tutti rieletti. Oppure decidono di puntare su liste civiche. Persone conosciute vis-a-vis e stimate. E buona notte alle bandiere.

Salvini non convince più

Quella leghista, per esempio, stando ai risultati, non convince più. Pardon, quella di Salvini non convince più. In tempi non sospetti, un paio di mesi fa, avevamo scritto che la crisi interna al Carroccio era profonda, perché veniva dal basso. Da quella base che non capiva più la linea dei vertici. Da quei militanti che sognavano la Padania e si sono ritrovati l’allargamento a Sud (peraltro fallito). Da quegli elettori confusi dal partito che un giorno è di lotta e un’ora dopo di governo. La fatica al tesseramento è stata un campanello d’allarme.

Nonostante il lavoro profuso dal commissario provinciale Cristian Invernizzi, qualcosa nella macchina leghista sembra essersi guastato. È come se mancasse l’ingranaggio che faceva da trait d’union fra il territorio e il partito. La Lega non è più il punto di riferimento di artigiani, commercianti, partite iva, piccoli imprenditori e imprese che, a forza di faticare, hanno guardato altrove. Salvini ha avuto il grande merito, in un periodo storico che sembra un’era geologica fa, di portare il Carroccio al 40 per cento. Poi ha inanellato una serie di non-sense, posizioni ondivaghe, diametralmente opposte, che hanno minato la credibilità, sua e di tutto il partito. E ora i nodi vengono al pettine. (...)

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